Il settore metalmeccanico scende in piazza contro il desolamento industriale che, ormai, fa da padrone in tutta la provincia di Brindisi. È questo il messaggio lanciato dalle segreterie provinciali di Fim (Federazione italiana metalmeccanici aderente alla Cisl), Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici che fa capo alla Cgil) e Uilm (Unione italiana lavoratori metalmeccanici della Uil): il corteo è organizzato per venerdì 4 febbraio alle ore 17 con appuntamento davanti al piazzale della stazione ferroviaria di Brindisi, dove è prevista la partenza. Il programma prevede l’arrivo alla scalinata Virgilio, tappa conclusiva della manifestazione.
La denuncia dei sindacati
«Siamo a denunciare la desertificazione industriale che si è venuta a creare e che vede migliaia di maestranze senza occupazione o che presto subiranno la scure dei licenziamenti», si spiega nel comunicato congiunto firmato da Michele Tamburrano (Fim-Cisl), Angelo Leo (Fiom-Cgil) e Alfio Zaurito (Uilm-Uil). «Nelle ultime settimane ci sono stati 42 licenziamenti alla Cmc di Carovigno, 81 della ex Gse (ora Dcm) hanno ricevuto la lettera di licenziamento, per i 108 della Dar (gruppo Dema) non va sicuramente meglio e poi la Processi Speciali di Brindisi con altri 20 esuberi. A questo si devono aggiungere le centinaia di lavoratori che sono in appalto all’Enel di Cerano che già respirano aria di accomodamento e quelli al Petrolchimico di Brindisi che si sono ridotti vertiginosamente negli anni, al quale aggiungiamo il ridimensionamento di Leonardo Elicotteri Brindisi che oggi conto poco più di 400 unità contro le diverse centinaia di anni addietro, e moltissime altre realtà che non citiamo per sintesi, ma che vedono la provincia pullulare di disoccupati». La situazione del settore, quindi, non è delle più rosee come molto spesso segnalato e denunciato negli ultimi anni: la provincia di Brindisi sembra sempre più in crisi e, in un periodo di contrazione e di difficoltà così netto, la perdita di tanti altri posti di lavoro appare sempre più critica in uno scenario drammatico per molte famiglie che rischiano così di trovarsi senza occupazione e, di conseguenza, senza uno stipendio.
La scelta di scendere in piazza
«È arrivato il momento sia di manifestare la scarsa presenza, da parte delle istituzioni, di interessi industriali che spesso si spostano nelle aree norditaliane, sia di incitare a produrre una politica di catalizzazione degli interessi per il Mezzogiorno e per Brindisi in particolare», prosegue la nota. «I metalmeccanici di Brindisi non sono affezionati a palliativi fatti di corsi di formazione o di ammortizzatori sociali, che sicuramente hanno il loro valore, ma lo hanno come complemento e non come focus che produce ricchezza al territorio.