Il disavanzo si abbassa: Brindisi non usufruirà del salvagente previsto per i Comuni in pre-dissesto

Il disavanzo si abbassa: Brindisi non usufruirà del salvagente previsto per i Comuni in pre-dissesto
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 8 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:04

Il Comune di Brindisi non usufruirà delle possibilità offerte dal governo ai capoluoghi di provincia in pre-dissesto, pur rientrando nei parametri richiesti. Il salvagente del governo per gli enti locali che restano indebitati oltre la soglia di guardia, inserito nel decreto “Aiuti”, è messo a disposizione dei Comuni capoluogo di Provincia con un indebitamento pro capite, alla data del 30 aprile 2020, oltre i 500 euro. Nell’elenco, oltre a Brindisi, figurano Salerno, Chieti, Potenza, Rieti, Vibo Valentia, Lecce, Catanzaro, Andria, Alessandria, Agrigento, Frosinone, Avellino e Nuoro.

La classifica

In particolare, in questa sorta di “classifica”, il capoluogo messapico si trova al penultimo posto, dunque con uno dei deficit pro capite più bassi. Tanto per contestualizzare, Lecce, decima in Italia sulla base dei dati relativi ai bilanci consuntivi del 2020, ha un disavanzo di poco superiore agli 83 milioni di euro che, “spalmato” sui 95mila abitanti circa equivale a 876,3 euro pro capite. Brindisi invece, partita a gennaio 2020 (data di approvazione del piano di riequilibrio) con un deficit di 54 milioni di euro, ha visto scendere il disavanzo nell’anno successivo fino a 47 milioni che, suddivisi tra i poco meno di 84mila abitanti, equivalgono a 571,3 euro pro capite. I numeri, dunque, ci sono. Ed in teoria Brindisi potrebbe richiedere di utilizzare le possibilità in più offerte dal governo per salvare i conti ed evitare il dissesto. Possibilità che, a differenza di quanto accade per Province e Città metropolitane, non sarà rappresentata dall’accesso ad appositi fondi stanziati dal governo.
I Comuni capoluogo, infatti, potranno siglare accordi per il ripiano del disavanzo con il governo Draghi. In cambio, potranno superare la soglia massima prevista per l’addizionale comunale Irpef, arrivando fino ad un massimo di un euro per tutti i cittadini: dipendenti, imprenditori o autonomi che siano. Un inasprimento verosimilmente poco gradito dai contribuenti. Gli enti dovranno poi impegnarsi ad aumentare, di ameno il 20 per cento, la quota annuale di ripiano del proprio disavanzo. In sostanza, aumentare la rata prevista dal piano di riequilibrio che, nel caso di Brindisi, ammonta a 2 milioni e 750mila euro all’anno.

La procedura

Il decreto dà precise indicazioni su come questa riduzione del disavanzo dovrà essere attuata. Innanzitutto “valorizzando le entrate” attraverso la ricognizione del patrimonio, l’incremento dei canoni di concessione e locazione, la predisposizione di piani di valorizzazione e alienazione. Poi incrementando la riscossione delle entrate proprie attraverso l’impegno ad affidare al concessionario, almeno 30 mesi prima che si prescrivano (20 nei primi di due anni di attuazione degli accordi) i carichi relativi ai crediti maturati e esigibili. Ma non è finita. La ricetta di austerity imposta dal patto salva-enti prevede ancora: riduzioni strutturali del 2% annuo degli impegni di spesa di parte corrente per i servizi istituzionali, generali e di gestione; la completa attuazione delle misure di razionalizzazione delle partecipate; la razionalizzazione degli spazi occupati dagli uffici pubblici in modo da conseguire una riduzione della spesa per locazioni passive; la riorganizzazione delle strutture amministrative con l’obiettivo di realizzare una riduzione degli uffici di livello dirigenziale e delle dotazioni organiche e un potenziamento degli uffici coinvolti nel Pnrr.

Il contenimento della spesa

Previsto anche il riordino degli uffici allo scopo di eliminare duplicazioni e sovrapposizioni di strutture; il contenimento della spesa per il personale a cominciare dalle risorse per il trattamento accessorio anche dei dirigenti; l’incremento della qualità, quantità e diffusione dei servizi alla cittadinanza; l’incremento degli investimenti (anche grazie ai fondi Pnrr, del Fondo complementare e degli altri fondi nazionale ed europei); l’incremento dei pagamenti per investimenti nel periodo 2022-2026 rispetto alla media del triennio precedente, in misura pari alle risorse assegnate aumentate del 5%. Condizioni particolarmente gravose che spingeranno quasi certamente il Comune di Brindisi a non usufruire di questa possibilità.

Anche perché, fanno sapere da palazzo di città, con il consuntivo 2021 che sarà approvato entro il 31 maggio prossimo, l’ente dovrebbe scendere al di sotto dei 500 euro pro capite di deficit

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