Brindisi, reperti archeologici sui fondali di Punta Penne

Un'immagine di uno dei recuperi
Un'immagine di uno dei recuperi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 10 Ottobre 2022, 16:26 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 01:21

Nelle giornate di venerdì e sabato, l'Esac - Euromediterranean Seascapes Archeology Center - ha condotto un intervento di recupero di alcuni reperti archeologici metallici ad alto rischio di trafugamento, individuati sui bassi fondali a Nord di Brindisi, in località Punta Penne,  appartenenti all’armamento di un relitto spiaggiato di età moderna, presumibilmente cinque-seicentesco.

 



Cooperazione

L’intervento ha visto la partecipazione del personale della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo e dell’Università del Salento, e il supporto del 1° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera, di stanza a San Benedetto del Tronto, grazie a un accordo di cooperazione tra il Dipartimento di Beni Culturali UniSalento e la Direzione Marittima di Bari. Il Nucleo, istituito fin dal 1995, si occupa, tra le altre cose, di conservazione e tutela dell’ambiente marino e del patrimonio archeologico sommerso nell’Adriatico e nello Ionio, nonché di importanti operazioni di soccorso e salvaguardia della vita umana in mare. Inoltre ha partecipato alle operazioni il Reparto operativo carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Bari.
 

Falconetti e mascoli

Tra i reperti recuperati, di particolare rilievo appaiono due falconetti, due anelli metallici, due mascoli da retrocarica, un elemento curvo a uncino e alcune concrezioni metalliche identificabili come altre armi da fuoco, che sono stati ricoverati temporaneamente nel museo archeologico “Ribezzo” del Polo Biblio-Museale di Brindisi, a cui Esac afferisce, e che saranno prossimamente sottoposti a un intervento di conservazione e restauro, assieme ad altri mascoli custoditi nel museo, recuperati nella medesima area già negli anni ’80 e con ogni probabilità appartenenti allo stesso relitto.

La segnalazione del sub

Dopo i sopralluoghi preliminari, condotti dal personale della Soprintendenza a seguito delle segnalazioni di Fernando Zongolo e di altri subacquei locali, e prima di procedere al recupero, il Dipartimento di Beni Culturali ha realizzato la documentazione video-fotografica e fotogrammetrica dell’area di concentrazione dei materiali, con posizionamento Gps dei reperti, curando anche la parte logistico-organizzativa dell’intervento e mettendo a disposizione le attrezzature e l’imbarcazione “Pelagia” quale natante di appoggio/base logistica per le operazioni, peraltro affiancata da una motovedetta messa a disposizione dalla Guardia Costiera.

L’impiego della “Pelagia” è stato possibile grazie alla collaborazione del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali (DiSTeBA) dell’Università del Salento.

La squadra


Alle operazioni hanno preso parte per la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo Angelo Raguso, Giovanna Bucci, Alessandra Dell’Anna, Salvatore Medaglia; per il 1° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto il Comandante Giuseppe Simeone, Serafino Caggiano, Nicola Surano, Umberto Carrieri; per l’Università del Salento Rita Auriemma, Genuario Belmonte, Antonella Antonazzo, Luigi Coluccia, Sandro Notarangelo (foto-video sub), Fernando Zongolo, Angelo Colucci, Cristiano Alfonso, Melissa Mele, Emiliano Peluso (foto-video esterni), Andrea Podestà, Silvia Pariti e Andrea Toso.

La governance

L’Esac, Centro Euromediterraneo per l’Archeologia dei Paesaggi costieri e subacquei, ha come propri ambiti di interesse la ricerca e catalogazione, la conservazione e il restauro, la formazione, la divulgazione e comunicazione, la progettazione internazionale, la valorizzazione e fruizione e, in genere, l’incentivazione di politiche culturali per il patrimonio sommerso e la blue economy. La governance del Centro scaturisce da un accordo tra il Dipartimento Turismo Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della  Regione, le Università di Foggia, Bari e del Salento e la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo in un processo partecipato di conoscenza e valorizzazione del patrimonio attraverso progetti e misure concrete.

© RIPRODUZIONE RISERVATA