Olio, sul mercato il 30% in meno: a Brindisi effetto xylella sull’extravergine

Olio, sul mercato il 30% in meno: a Brindisi effetto xylella sull’extravergine
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:45

BRINDISI - Ancora pochi giorni e poi i frantoi oleari della provincia di Brindisi chiuderanno i battenti con un bilancio dell’annata 2021/2022 non proprio "brillante". Infatti, anche se la qualità dell’olio extra vergine di oliva prodotto è stata eccellente non si ha un’altrettanta buona collocazione del prodotto sui mercati nazionali e internazionali. La causa è da ricercare, secondo i produttori, nelle massicce quantità di olio che arrivano dall’estero e che hanno un prezzo di vendita molto basso. Inoltre, ad aggravare il bilancio si è messa una contrazione considerevole delle quantità di olive raccolte poiché la xylella sta falcidiando gli agri della provincia. 
Infatti, i territori a sud di Brindisi hanno una produzione ormai ridotta tantissimo mentre le zone a nord hanno fatto registrare un calo contenuto, con una perdita, su scala provinciale, tra il 20 e 30 per cento. Su questo argomento tutti i produttori lamentano una discutibile gestione della xylella da parte della Regione Puglia. Ancora pochi anni e poi il patrimonio olivicolo della provincia non esisterà più. I nuovi impianti di Leccino e Favolosa, quando arriveranno in produzione, non potranno colmare il gap produttivo che si è perso in questi anni. «Purtroppo il comparto oleario nel nostro territorio si sta perdendo – ha spiegato Emanuele Guglielmi, imprenditore agricolo e vice presidente della cantina Riforma Fondiaria di Mesagne -. Quest’anno abbiamo ottenuto, grazie all’assenza della mosca, delle olive sane da cui si è ottenuto un olio extra vergine eccezionale. Ma le quantità sono minime perché gli alberi stanno seccando tutti. Nonostante i nuovi impianti che si stanno realizzando, che dovrebbero essere resistenti alla xylella, ma che arriveranno a produzione tra diversi anni».

I riflessi

Poi Guglielmi fa il punto della situazione sulla commercializzazione dell’olio. «Con i nostri costi di gestione un litro di olio extra vergine di oliva non si può vendere a meno di 8 euro a litro – ha spiegato l’agricoltore – invece sugli scaffali dei market si trova prodotto a meno di 3 euro. Questo non è possibile e il consumatore si deve chiedere cosa sta acquistando». Per Giuseppe Schiena, presidente dell’Agricola Latianese, oltre a convenire con quanto detto dal Guglielmi, ha aggiunto anche la mancanza di tournover nel settore. 
«Oggi – ci ha detto – sono pochissimi i giovani che si vogliono impegnare in agricoltura. Come cooperativa abbiamo avviato un progetto per favorire i nuovi impianti di oliveti contribuendo sui costi. Purtroppo, non ci sono giovani che abbracciano questa attività e i produttori attuali, quasi tutti settantenni, non se la sentono di investire. Infine, c’è la mancanza strutturale di una rete idrica per l’agricoltura. La siccità è ormai una realtà con cui fare i conti». 
Il presidente della cooperativa “Alcide De Gasperi” di Mesagne, Carmelo Dellimauri, ha confermato la buona qualità del prodotto ottenuto dovuto principalmente «ai caldi estivi che non hanno permesso alla mosca dell’olivo di causare danni e, pertanto, non sono stati effettuati trattamenti antiparassitari».
Il presidente ha aggiunto che «le rese tra olive molite e olio prodotto sono state piuttosto basse. Diversamente la qualità che è molto buona». Il presidente, inoltre, si è detto preoccupato poiché gli aumenti dell’energia elettrica stanno facendo aumentare, in maniera esponenziale, il costo delle materie prime necessarie per la molitura delle olive. «Oggi – ci ha spiegato – un litro di olio extra vergine di oliva si vende a circa 8 euro.

Un prezzo che presto dovrà aumentare proprio a causa dei rincari. A fronte di ciò è incomprensibile che sugli scaffali dei supermarket si vendano olii extra vergine a prezzi bassissimi».

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