Brindisi, il "Perrino" è al collasso: «Ecco perché dovremmo costruire un nuovo ospedale»

Brindisi, il "Perrino" è al collasso: «Ecco perché dovremmo costruire un nuovo ospedale»
di Danilo SANTORO
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Sabato 16 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:30

«Questa dovrà essere una battaglia di giustizia per il territorio». È quanto dichiara Giovanni Quarta, ematologo e consulente dell’amministrazione comunale di Brindisi in ambito sanitario, sulle prospettive di realizzazione di un nuovo ospedale a Brindisi. Sul tema infrastrutture sanitarie martedì 19 luglio alle 11 si svolgerà una conferenza stampa congiunta di Comune e Asl di Brindisi, con Riccardo Rossi ed il direttore generale dell’Asl Flavio Roseto.

Dottor Quarta, come è nata qualche mese fa l’ ipotesi per la realizzazione del nuovo ospedale a Brindisi?

«Noi abbiamo presentato all’Asl di Brindisi ed a tutta la cittadinanza, dopo aver consultato le forze sociali e associazioni di volontariato, con ordini professionali, un manifesto in cui abbiamo evidenziato le priorità necessarie per l’arricchimento dell’offerta sanitaria a Brindisi ed in provincia. Abbiamo spiegato che c’è l’emergenza pronto soccorso, centro ustioni chiuso da 10 anni, più una serie di richieste prima al direttore generale Giuseppe Pasqualone, ora al nuovo dirigente.

Accanto a questi temi avevamo anche indicato per il futuro di avere un nuovo ospedale. E’ stata una mia richiesta ma anche del sindaco Riccardo Rossi in accordo con di tutte le forze sociali».

In particolare da dove questa esigenza?

«Nasce dall’inadeguatezza di una struttura quella attuale che sta collassando, che non ha più possibilità di essere ampliata, di adeguare i posti letti, di arricchire le specializzazioni che servono, cardiochirurgia, chirurgia toracica e pediatrica. Se voi leggete la nota tecnica del direttore generale ci sono criticità strutturali che non permettono assolutamente un pensiero di poter guardare questo ospedale nei prossimi 20-25 anni».

È stata già individuata un’area ?

«No. Questa al momento è una procedura. Certo in Puglia stanno realizzando una serie di ospedali: a Monopoli, nella Bat, in provincia di Taranto, ma anche interventi a Lecce e Bari. A Brindisi non è stato fatto nulla. Ma vorrei ricordare che stiamo parlando di un ospedale costruito nel 1970, cinquant’anni fa. Il “Perrino” non ce la fa più. Lavori continui di ristrutturazione, impiantistica. Ci sono problemi strutturali anche dal fatto che il sito sul quale è stato costruito negli anni 70 era una falda acquifera che deriva dal canale Cillarese, con ultimi piani sempre allagati».

Cosa ha insegnato l’emergenza Covid anche su questo fronte nel territorio?

«Non abbiamo potuto fare una divisione in zona covid/non covid. Ci siamo dovuti inventare i container per mettere la rianimazione Covid. Potete immaginare cosa vuol dire fare un reparto ospedaliero in quelle strutture. E poi i passaggi puliti per i pazienti covid sono stati ottenuti attraverso il sacrificio delle sale d’attesa dell’oncologia e dell’ematologia che adesso soffrono per la mancanza di spazi».

Cosa serve per avere un ospedale quindi?

«Bisogna che adesso come consiglio comunale si prenda atto di questo impegno, poi deve essere mandato alla regione che lo deve far suo, e poi al Governo per avere il finanziamento. Ci sono tempi. Io quello che posso dire in questo momento è solo un grazie alla nuova direzione che sta riaprendo una serie di interventi per migliorare accessibilità pazienti e utenti. Stanno facendo tutto quello che è possibile fare per l’acquisizione di altri medici».

Come potrebbe integrarsi l’eventuale nuovo ospedale come quello che sta nascendo a Monopoli?

«Quello tra Monopoli e Fasano sarà un ospedale dell’Asl di Bari, non rientriamo in questo discorso. Però, a maggior ragione il governo regionale dovrebbe fare uno sforzo per Brindisi. Nel nostro manifesto abbiamo proprio chiesto d’integrare una rete ospedaliera provinciale fatta di elementi di altissima specializzazione, con ospedali interconnessi tra di loro, sfruttando la rivoluzione digitale. Il cittadino che si ricovera ad Ostuni o Francavilla Fontana non deve essere un cittadino di serie B. L’intera provincia deve avere servizi all’altezza».

Dall’alto della sua esperienza, ritiene che potrà concretizzarsi questa ipotesi?

«Quando abbiamo fatto questo progetto, ho chiamato i sindacati, le categorie dei medici, ordine professionali e associazioni di volontariato, tutti hanno dato l’ok. Adesso si tratta che Brindisi possa far sentire la propria voce. Faccia una battaglia per ottenere quello che non abbiamo rispetto ad altri. Non vogliamo né una di più, né una cosa di meno. Questa è una battaglia di giustizia».

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