In provincia di Brindisi resiste l’agricoltura: nelle città turistiche il Pil resta basso

In provincia di Brindisi resiste l’agricoltura: nelle città turistiche il Pil resta basso
di Oronzo MARTUCCI
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Sabato 6 Maggio 2023, 05:00

I numeri non mentono e leggendo quelli relativi al Prodotto interno lordo (Pil) pro capite pubblicati nei giorni scorsi dall’Agenzia delle Entrate, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022 per l’anno di imposta 2021, emerge chiaramente che i cittadini residenti nei Comuni turisticamente rilevanti della provincia di Brindisi (e anche della Puglia) non sono più ricchi di quelli che risiedono nelle località a vocazione agricola. Come si spiega questa situazione? Le spiegazioni possono essere tante, molte. 
In primo luogo chi lavora nel turismo può avere una attività commerciale in un Comune turisticamente rilevante e la residenza fiscale in un comune agricolo. Ma certamente molte attività turistiche, commerciali e di accoglienza (tipo case vacanza e b&b), continuano a contabilizzare in nero una parte consistente del loro fatturato, così da sottrarre al fisco gli introiti ma scaricando sulla collettività: le esternalità negative come gli alti prezzi degli affitti o dell’acquisto delle abitazioni e servizi costosi e spesso scadenti (tipo bar e ristoranti) per tutto l’anno; l’obbligo per i residenti di fare fronte a una tassa di raccolta dei rifiuti, con il costo del servizio che viene distribuito tra i cittadini residenti a totale copertura dei costi.
In provincia di Brindisi il caso più eclatante e contraddittorio di un Pil pro capite basso a fronte di molti posti letto in strutture accoglienza di qualità, che fanno registrare ogni anno il record di arrivi e presenze, riguarda il Comune di Fasano, dove nel 2021 il pil medio dichiarato al fisco è stato di appena 14.670 euro, in aumento di 757 rispetto al 2020, l’anno della pandemia. Come si concilia 126.000 arrivi e 498.873 pernottamenti ufficiali nel 2021 con un pil pro capite inferiore a quello dichiarato dai cittadini residenti a San Pietro Vernotico, San Pancrazio Salentino, Cellino San Marco, San Donaci e altri comuni che non presentano strutture di accoglienza turistica? 
In provincia di Brindisi peggio del Comune di Fasano in quanto a Pil pro capite hanno fatto solo i cittadini di Carovigno (altro comune con molte presenze turistiche, 418.000 pernottamenti nel 2021), Torre Santa Susanna, Villa Castelli, Ceglie Messapica, Erchie e San Michele Salentino.

I numeri

Il Comune capoluogo è sempre saldamente al primo posto per quanto riguarda il Pil pro capite dichiarato, grazie alla presenza in città sia di molti dipendenti di aziende industriali che della Pubblica amministrazione, con un Pil di 19.015 euro. Il turismo resta se non un settore marginale almeno secondario. 
A seguire vi è Ostuni, con 16.950 euro e un aumento del 5 per cento rispetto al 2020. Pur a fronte di un Pil pro capite di circa 2.300 euro più alto di quello di Fasano, resta difficile immaginare redditi medi così bassi, se si tiene conto che nel 2021 i pernottamenti ufficiali sono stati circa 400 mila ma il centro studi Sociometrica, elaborando i dati Istat, ha quantificato un aumento percentuale del 298,61 per cento delle presenze reali rispetto a quelle ufficiali. La società New mercury tourism consulting era arrivata nel 2020 a calcolare un rapporto di quasi 5 a 1 tra presenze reali e presenze ufficiali. E Sociometrica con riferimento alle stime relative al 2022 ha piazzato Ostuni al 48imo posto della classifica per valore aggiunto prodotto dal turismo, con una cifra di 290.443.222 euro in valore assoluto. Buona parte di questa cifra risulta evidentemente non dichiarata al fisco.
Una parte di incassi in nero è fisiologica in ogni tipo di economia. E serve. Se necessario a mettere da parte provviste per investimenti necessari a riqualificare le strutture. Ma questi numeri fanno emergere chiaramente che il turismo va governato, sia per garantire equilibrio tra operatori commerciali e residenti, soprattutto nei centri storici e per garantire sempre ai residenti condizioni di vivibilità e sostenibilità nei mesi estivi, quando la ricerca di un parcheggio corrisponde a una caccia al tesoro. Il turismo va governato anche per evitare che il fenomeno dell’overtourism distrugga l’attrattività di località piene di fascino che però diventano invivibili nei mesi estivi. Gli amministratori di città come Venezia o località turistiche come quelle delle Cinque Terre stanno pensando seriamente di individuare iniziative che garantiscano il controllo del fenomeno turistico. E stanno pensando anche a programmare (limitare) le presenze. 
E’ evidente ormai che non è importante avere presenze turistiche di qualità e con alta capacità di spesa. Voler crescere nelle classifiche di arrivi e pernottamenti significa non avere visione strategica, significa alimentare fenomeni di rifiuto da parte dei turisti costretti a trascorrere le loro vacanze i posti sempre meno attrattivi a causa di alti costi e scarsità di servizi. 
Anche la concorrenza (sleale) che le case vacanza e i B&B non dichiarati muovono alle strutture alberghiere ed extra alberghiere in termini di accoglienza impone ogni giorno di più interventi di controllo del fenomeno e di emersione dal sottobosco delle affittanze in nero.

Si tratta anche in questo caso (come nel caso della scarsa qualità dei servizi a fronte degli alti costi) di fenomeni che i candidati alla guida dei Comuni dovrebbero avere ben presenti in campagna elettorale e nell’attività amministrativa. E forse li hanno. Ma per motivi di convenienza elettorale preferiscono parlare di altro, non delle criticità che sono sotto gli occhi di tutti, turisti e residenti.

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