Turismo, 2020 anno "orribile" per Brindisi. Ora pronti a ripartire

Turismo, 2020 anno "orribile" per Brindisi. Ora pronti a ripartire
di Oronzo MARTUCCI
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Lunedì 7 Giugno 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:21

BRINDISI - Nel giro di 15 giorni, con la fine del coprifuoco e la riduzione al minimo delle restrizioni provocate dalla pandemia, tutte le strutture alberghiere,extra alberghiere e i campeggi saranno aperti e pronti ad ospitare i turisti, i quali anche quest’anno, come nel 2020, saranno in grande maggioranza italiani, con la possibilità che da settembre possa crescere la presenza di stranieri. Per avere idea di ciò che potrà accadere nel 2021, bisognerà guardare al 2020,quando nella provincia di Brindisi arrivi e presenze si sono ridotti di circa il 40 per cento rispetto al 2019.
Fasano anche lo scorso anno è stata la meta più gettonata dai vacanzieri con 85.402 arrivi e 351.548 pernottamenti, con un calo molto consistente rispetto al 2019 quando gli arrivi erano stati 670.576 e le presenze 162.469. L’arretramento si spiega soprattutto con il crollo di arrivi e presenze degli stranieri (rispettivamente 14.793 e 71.112 nel 2020, a fronte di 60.558 e 262.350 nel 2019). In pratica gli stranieri, che frequentano le strutture a 5 stelle, si sono ridotti di circa il 75 per cento. La riduzione degli italiani è stata molto più limitata: 101.911 arrivi e 408.226 presenze nel 2019 a fronte di 70.609 arrivi e 280.436 presenze nel 2020.
Le perdite sono state meno consistenti nelle strutture di accoglienza di Carovigno, che ha una percentuale di stranieri più bassa, dove nel 2020 gli arrivi totali sono stati 51.783 e le presenze 333.155, con 4.076 arrivi stranieri e 26.574 presenze. Nel 2019 il totale degli arrivi era stato di 89.340, con circa 550mila presenze.
Ostuni è scesa lo scorso anno a 59.527 arrivi e 264.574 presenze in totale, a fronte di 106 mila arrivi e 410 mila presenze nel 2019. Anche a Ostuni arrivi e presenze degli stranieri si sono assottigliati di molto: erano rispettivamente 44.402 e 106.630 nel 2019, sono diventati 9.562 e 32.717 nel 2020. Per calcolare le presenze di Ostuni però non bastano i numeri delle statistiche, perché la città è metà del cosiddetto turismo che non appare, cioè di vacanzieri che vivono in case di campagna e in strutture non censite o gestite in nero come case-vacanza dai proprietari. In base a una indagine effettuata dalla Nmtc (New Mercury Tourism Consulting) di Firenze, le presenze effettive a Ostuni sono 6 volte di più: lo si capisce verificando il consumo di acqua e di energia, l’utilizzo delle reti telefoniche, la produzione di rifiuti e altri elementi.

A Fasano il turismo che non appare porta a moltiplicare le presenze ufficiali per 3,7 turisti. E molti turisti che hanno trovato accoglienza nelle strutture dl Fasanese sono attratti dal centro storico di Ostuni.

I numeri

Le presenze registrate nel capoluogo sono in molti casi collegate a visite di affari, non a interessi turistici o culturali, nonostante il capoluogo possa vantare un patrimonio storico e monumentale di grande livello. 
Arrivi e presenze ufficiali sono stati a Brindisi nel 2020 rispettivamente 39.320 e 117.411 a fronte di 90.200 e 186.870 nel 2019. La riduzione, nel Brindisino, ha riguardato anche in maniera consistente Cisternino, che ha fatto registrare il dimezzamento delle presenze ufficiali passate da 57 mila circa a 26.665.
Anche Cisternino è metà del turismo che non appare, come conseguenza delle molte abitazioni agricole disseminate che diventano luogo di accoglienza, tant’è che anche per la città della Valle d’Itria Nmtc ha calcolato un indice di 9,51 per calcolare le presenze reali, che arrivavano così a circa 500mila negli anni pre pandemia. Il centro storico, con le sue bracerie per strada, è un altro elemento di forte attrattività.
Anche a Carovigno si registra il fenomeno del turismo che non appare, con presenze stimate da Nmtc di almeno 3 volte maggiori di quelle ufficiali. Organizzare servizi per i turisti che non appaiono nelle statistiche ufficiali è molto complicato, con elementi negativi di congestione delle aree che si scaricano sui residenti. Ma si tratta in ogni caso di un fenomeno che crea reddito, spesso in nero, che in qualche modo aiuta l’economia e fa sperare in una migliore organizzazione dei servizi anno dopo anno.

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