Sulla barella per 32 ore: l'odissea di un pensionato di 82 anni

Sulla barella per 32 ore: l'odissea di un pensionato di 82 anni
di Maria Chiara CRISCUOLO
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Venerdì 6 Agosto 2021, 05:00

Quando si va al pronto soccorso si mette sempre in conto una buona dose di attesa. Si sa che ci sono tante emergenze soprattutto nel fine settimane e in tempi di pandemia. Ma mai, un anziano brindisino di 82 anni, avrebbe immaginato di dover attendere trentadue ore per essere ricoverato nell'ospedale Perrino di Brindisi. Domenica mattina sopraggiunge il malore. I familiari comprendono subito che è il caso di chiamare il 118 visto le numerose patologie di cui l’anziano soffre. La febbre non accenna a scendere, la situazione è critica. Non serve una laurea in medicina per capire che l’82enne necessita di cure tempestive. 

Il racconto


«Il peggioramento di mio padre durante quelle 32 ore di attesa - denuncia l’ex consigliere comunale Giampiero Epifani - è evidente e indubbiamente le tempistiche così lunghe e la trascuratezza hanno influito negativamente sulle condizioni già fragili ed oggi ne abbiamo avuto la conferma». 
L’ odissea che affronta chi arriva nel Pronto soccorso di Brindisi non è nuova e si evolve in un viaggio infernale per il povero malcapitato di turno ed i suoi familiari, quando questi hanno la fortuna o la sfortuna di accompagnare all’interno il proprio congiunto. «E’ ciò che è accaduto domenica a mio padre, - scrive Epifani nella lettera che è stata inoltrata al Tribunale del Malato, all’Assessore regionale Lopalco e al direttore dell’Asl Brindisi, Pasqualone - ennesima vittima di una malsana sanità locale che paga lo scotto di una errata, o meglio, assente applicazione coordinata tra le direttive regionali e quelle locali; ed è per questi motivi che mio padre ha dovuto attendere oltre 32 ore prima di essere ricoverato, quando invece avrebbe dovuto trovare rifugio e comprensione nella struttura sanitaria e nell’operato dei sanitari». All’82enne il personale del 118 ha diagnostica un blocco dell’atrio ventricolare sinistro di primo grado e una polmonite per la quale l’intervento immediato è spesso sinonimo di salvataggio. «Non c’è un piano di emergenza dei ricoveri ospedalieri - sottolinea Epifani - che trovi sinergia tra il Pronto soccorso ed i diversi reparti specialistici ma, al contrario, vige la corsa dello “scaricabarile” tra i pochi medici del primo intervento, i quali si limitano al mero smistamento invece di effettuare personalmente la prima visita, ed i medici di reparto che si devono dividere tra visite ed emergenze di corsia e quelle che vengono inviate dal pronto soccorso, spesso battibeccando tra di loro. È mai possibile che ancora oggi, nel 2021, dopo aver chiuso la maggior parte degli ospedali della provincia, divenuti soltanto unità di prima accoglienza sprovvisti dei reparti essenziali, non si sia pensato di potenziare e ampliare il Pronto Soccorso di Brindisi per poter affrontare il numero di pazienti che necessitano di assistenza?»
Un’altra protesta arriva anche da una paziente mesagnese che mercoledì mattina è stata portata al pronto soccorso del “Perrino” di Brindisi.

L’anziana è giunta, a bordo di un’ambulanza del 118, intorno alle ore 8 dopo aver accusato un malessere cardiaco con la pressione arteriosa a 200. «Dopo varie ore di attesa - denuncia il genero dell’anziana donna un maresciallo della polizia locale di Mesagne - alle ore 19 è stata trasferita in ambulatorio per la visita cardiologica. Ma poco dopo è arrivata un’urgenza e per questa ragione è stata riportata in pronto soccorso».

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