No alla revoca dei domiciliari per il cardiologo accusato di corruzione e assenteismo

L'ospedale Antonio Perrino di Brindisi
L'ospedale Antonio Perrino di Brindisi
di Erasmo Marinazzo
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:53

Rigettata la richiesta di revocare la misura cautelare che tiene agli arresti domiciliari nella sua casa di Brindisi il cardiologo Domenico Palmisano, 54 anni, originario di Ceglie Messapica. Il Tribunale del Riesame di Lecce (presidente Carlo Cazzella, a latere Giovanni Gallo e Antonio Gatto) ha respinto la richiesta presentata dagli avvocati difensori Roberto Cavalera e Vito Epifani al termine dell’udienza di ieri mattina.

Motivazioni entro 45 giorni

In cancelleria è stato depositato il dispositivo con la decisione che mantiene in vigore l’ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Vilma Gilli, notificata la mattina del 26 ottobre al dottore Palmisano e a quattro titolari di aziende che commercializzano dispositivi medici come stent aorto-coronarici e cateteri dilatatori, per le motivazioni la terna di giudici ha 45 giorni di tempo.
Ragioni che potranno essere impugnate dalla difesa per ricorrere in Cassazione se nel frattempo non dovessero essere individuate altre procedure per consentire al medico di affrontare senza vincoli sulla libertà personale il prosieguo dell’inchiesta e l’eventuale processo.

Rolex, champagne e mazzette

Dunque, il giudizio di una terna di giudici ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari per le ipotesi di reato di corruzione continuata, di truffa aggravata nei confronti della Asl e false attestazioni nell’utilizzo del marcatempo sul luogo di lavoro, ravvisate nell’inchiesta del pubblico ministero Pierpaolo Montinaro e dei carabinieri del Nas. Corruzione anche per un orologio Rolex d’oro e d’acciaio del valore di 18.500 euro che il dottore Palmisano avrebbe avuto in regalo da Massimo Gabriele, 53 anni, di Bari, amministratore della Medical Solution Tecnology e sequestrato in casa il giorno dell’arresto salvo poi il dietrofront della Procura nel momento che la difesa ha dimostrato l’acquisto in tempi non sospetti: prima del quadriennio 2017-2021, ossa l’arco di tempo in cui il dottore Palmisano avrebbe inviato via Whatsapp le foto dei registri di sala del reparto di Cardiologia dell’ospedale Antonio Perrino agli imprenditori finiti ai domiciliari per metterli al corrente del consumo dei dispositivi medici.

Con Massimo Gabriele, anche Domenico Brunetti, 56 anni, di Mola di Bari, titolare della De Med. Andrea Tantalo, 47 anni, di Matera, socio della New Medical Solution. E Davide Lazazzara, 46 anni, di Acquaviva Delle Fonti, titolare dell’omonima impresa.

Record di dispositivi medici impiantati

Il captatore informatico trojan ha registrato i rapporti fra loro e Palmisano, nell’inchiesta avviata dopo che un medico del reparto di Cardiologia ha fatto presente ai carabinieri del Nas l’eccessivo numero di dispositivi impiantati dal collega. Le indagini hanno messo in rilievo questi dati: 549 pezzi nel 2020, pari al 37.8 per cento del consumo dell’intero reparto. E ancora: 459 su 719 nel 2017, pari al 63.8 per cento. Sentito il primario Gianfranco Ignone, ha fatto presente il numero notevolmente maggiore di interventi del dottore Palmisano rispetto ai colleghi.

Il prezzo della corruzione

Corruzione? E quale sarebbe stato il prezzo della corruzione? Le carte dell’inchiesta indicano bottiglie di pregio come quelle di Champagne Brut Grande Cuveè 166eme edition da 180/200 euro, di Krug Rosè o Giulio Ferrari Rosè da 200 euro ed anche di una marca non indicata, ricevute da Gabriele. E somme di denaro consegnate per strada o davanti a bar di periferia dagli altri imprenditori.
Accuse al momento relegate alla fase delle indagini preliminari, dunque da accertare. Vale perciò la presunzione di innocenza.

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