Il territorio si apre al mondo: siglato l'accordo fra Università e Onu. Il rettore: «Collaborazione di lungo periodo»

Il territorio si apre al mondo: siglato l'accordo fra Università e Onu. Il rettore: «Collaborazione di lungo periodo»
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 8 Dicembre 2019, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 10:00
«Un incontro molto proficuo e coinvolgente che ci ha consentito di porre le basi per una collaborazione di lungo corso su temi di comune interesse». Così il rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice ha definito la sua visita alla Base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite (Unhrd) e la United nations general service centre (Ungsc) di Brindisi.

Una visita che ha stimolato molto le idee del rettore, per il quale le due basi sono nodi strategici di reti globali ma soprattutto una risorsa-chiave per il territorio e la sua internazionalizzazione. E proprio all’università, ed in particolare ad UniSalento, spetta il compito secondo Pollice di costruire un rapporto che ne valorizzi il potenziale.
E proprio parlando del rapporto di reciprocità che può instaurarsi tra le due istituzioni, il rettore dell’Università del Salento ha voluto sottolineare che, se l’ateneo può contribuire ad accrescere la capacità di risposta delle basi Onu mettendo a disposizione l’ampio spettro di professionalità di cui dispone e favorendo il radicamento territoriale delle basi stesse, queste ultime possono a loro volta costituire un eccellente veicolo di internazionalizzazione di UniSalento, con il coinvolgimento di studenti e ricercatori cui possono offrire opportunità di professionalizzazione uniche.

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Allo studio, dunque, ci saranno presto iniziative congiunte sia nel campo della didattica che della ricerca. Ma anche sul fronte della “terza missione” dell’università, ovvero l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società. Sul piano della ricerca le collaborazioni che potranno essere attivate, secondo i vertici dell’Università del Salento, riguarderanno i settori dell’informatica, della logistica e della meccanica strumentale ma anche l’ambiente e il peacekeeping, mentre sul piano della didattica si pensa già allo sviluppo di iniziative congiunte che vedano il coinvolgimento attivo degli studenti UniSalento.
La delegazione che ha preso parte alle visite era composta, oltre che dal rettore Pollice, dai professori Susanna Cafaro, referente per i Rapporti con le basi Onu; Rosita D’Amora, delegata alla Proiezione internazionale; Luigi Patrono, delegato alle Risorse digitali; e Gianpaolo Ghiani, componente della commissione Edilizia. Il gruppo ha avuto modo di incontrare la manager della Base Unhrd Marta Laurienzo e la direttrice della Base Ungsc Giovanna Ceglie.

Ancor più della didattica, sottolinea il rettore dopo l’incontro, l’Università del Salento è interessata al contributo alla ricerca che un rapporto di collaborazione tra ateneo e basi Onu potrebbe dare. «Le basi - sottolinea - oltre ad avere funzioni logistiche sviluppano tecnologie a supporto della loro funzione umanitaria. Abbiamo avuto modo di parlare con professionalità che, all’interno delle basi, hanno proprio il compito di sviluppare tecnologie che rendono più efficace l’intervento umanitario come, ad esempio, strutture per lo stoccaggio dei materiali o strumenti per la sanificazione dell’acqua. Tutte attività in linea con gli ambiti di ricerca del nostro ateneo. Immaginate, quindi, quale forza potrebbe nascere dalla collaborazione di due istituzioni come le nostre».

Ma l’idea del rettore è anche che i ricercatori dell’Università del Salento lavorino direttamente «per cause umanitarie. Questo cambierebbe la loro prospettiva, sarebbero più motivati perché il loro lavoro aiuterebbe non aziende ma comunità a rischio a causa della guerra, della carestia, delle calamità naturali. E il fatto di avere incontrato interessi convergenti è un elemento molto significativo, sul quale dobbiamo lavorare». Del resto, è proprio questa la “terza missione” dell’università.

«Sono - conclude Pollice - molto contento di questo incontro e sono sicuro che sarà il primo di una lunga serie. Ora bisogna lavorare per trovare le formule più opportune perché questo processo diventi un progetto caratterizzante, perfettamente in linea con la mia idea di una università gateway tra l’economia globale e quella locale».
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