L’ultima telefonata dei pescatori dispersi: «Aiuto, affondiamo»

L’ultima telefonata dei pescatori dispersi: «Aiuto, affondiamo»
di Maria Teresa LANZILLOTTI
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Venerdì 17 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:25

«Aiuto, stiamo affondando»: sarebbero queste le ultime parole pronunciate al telefono da Francesco De Biasi. Una richiesta d’aiuto fatta nel cuore della notte ad un amico di Carovigno, l’unica persona a terra che, a quanto sembra, è riuscita a raggiunge con il cellulare troppo lontano da una cella telefonica. Da quel momento in poi il silenzio. Nessuna traccia del pescatore e dell’amico Sante Lanzilotti, ma le ricerche continuano.
Passano le ore, ma il giallo della scomparsa dei due carovignesi non accenna a schiarirsi. La dinamica dei fatti è ancora tutta da ricostruire, le anomalie che si riscontrano pesano come macigni su quanti vorrebbero solo riabbracciare i propri cari.
Sono ormai trascorsi tre giorni dall’ultima volta in cui De Biasi e Lanzilotti sono stati visti nel porticciolo di Torre Santa Sabina.
L’incubo è iniziato come una giornata simile a tante. Martedì, verso mezzogiorno, i due di 46 e 48 anni hanno lasciato Carovigno. Si sono diretti verso la vicina marina di Torre Santa Sabina. Qui sarebbero montati sulla barca di un amico della stessa città.
Secondo alcune testimonianze si tratterebbe di un natante di 6 metri, motori con una notevole potenza, scheletro in alluminio. Lasciatisi il lungomare alle spalle sono partiti alla volta delle acque profonde.
Da questo momento in poi nessuna traccia di loro.
 
Il successivo contatto risalirà a molte ore dopo la partenza. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione della dinamica della vicenda, nella notte tra martedì e mercoledì, De Biasi avrebbe tentato di telefonare raggiungendo comunque, questo appare certo, l’amico di Carovigno, proprietario della barca.
E’ facile pensare che l’uomo non sia riuscito a contattare altri o che non abbia chiamato i famigliari per non metterli in stato d’agitazione. Purtroppo bisognerà attendere le risultanze d’investigazione per avere un quadro più definito dei fatti.
Ora, al di là della presunta impossibilità di contattare altri, la conversazione tra De Biasi e l’amico sarebbe stata terribile. «Aiuto, stiamo affondando» avrebbe detto il pescatore.
Poi su quello che è successo dopo non è ancora possibile azzardare ipotesi o ricostruzioni precise. Non è possibile nemmeno escludere che l’amico in questione abbia pensato ad un brutto scherzo telefonico.
Un altro dato è quello relativo all’allarme scattato in seno alla famiglia di De Biasi. Questi avrebbero preso coscienza della condizione di pericolo del pescatore solo nella giornata di mercoledì. Giorno in cui, poi, alle 15 hanno chiesto l’intervento della Capitaneria di porto di Brindisi.
Le ricerche in mare nella giornata di mercoledì sono andate avanti fino alle 21 con mezzi da mare, da terra e velivoli. Poi si sono interrotte per la notte e sono riprese alle 6 del mattino di ieri.
E’ stata perlustrata finanche la costa sud del litorale brindisino anche da carabinieri e guardia di finanza, ma l’esito è rimasto negativo. De Biasi e Lanzilotti sono ancora dispersi.
Le perplessità circa la strana dinamica dei fatti sono tante, forse troppe per permettere di pensare che la vicenda possa avere l’epilogo che ancora in molti sperano.
L’orario della partenza da Santa Sabina che, stando a quanto spiegano i pescatori più esperti, sarebbe anomalo. Si salperebbe alla volta del mare per le battute di pesca o alle prime luci dell’alba o all’imbrunire, mai a mezza giornata.
La barca che sarebbe stata utilizzata per muovere nelle acque brindisine. La telefonata all’amico.
L’auspicio è che i dubbi possano chiarirsi quanto prima e che i pescatori possano tornare a casa ma il passare delle ore fa solo crescere l’ansia.

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