Brindisi, restaurato il “Capitello della Danza”

Il Capitello della Danza dopo il restauro
Il Capitello della Danza dopo il restauro
di Lucia PEZZUTO
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Domenica 6 Novembre 2022, 05:00

Il Capitello della Danza conservato nel Museo Archeologico “Ribezzo” di Brindisi torna al suo antico splendore , completati gli interventi di restauro. Ci sono voluti circa sei mesi di impegno e tantissima cura ma il risultato è straordinario, il Capitello della Danza , uno dei gioielli storico-architettonici più preziosi della città di Brindisi è stato restaurato.

Il restyling

Il Capitello è stato vincitore della tappa pugliese dell’iniziativa di Coop Alleanza 3.0 “Opera tua” con cui i soci e i consumatori hanno votato il capolavoro locale da restaurare con il sostegno della Cooperativa. 
Le opere da restaurare sono state scelte con Fondaco Italia, società attiva nella valorizzazione dei beni culturali (www.fondacoitalia.it), in collaborazione con l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale (www.patrimoniomondiale.it) e le istituzioni territoriali. Il Capitello della Danza è un’opera unica nel suo genere realizzato nell’XI secolo in materiale nobile, proviene dal perduto complesso abbaziale benedettino dedicato all’apostolo sant’Andrea che sorgeva sull’isola prospicente il porto di Brindisi, dove successivamente venne realizzato il Forte e il Castello Alfonsino. 
Questa meraviglia è in marmo, dal diametro di base di 76 cm. Sotto una fila di archetti, tre per lato, si svolge una danza in cui sono impegnate dodici figure, due maschili e una femminile alternate per ogni faccia, che si tengono per mano, ora abbassando ora alzando le braccia all’altezza delle spalle. Gli uomini, parte rasati, parte dotati di vistosi baffi, vestono corte tuniche strette talune alla vita da una cintura annodata.
Le donne hanno lunghe vesti pieghettate ed elaborate capigliature. I lavori di restauro sono stati eseguiti dalla ditta Artistica Pirro della restauratrice pugliese Daniela Pirro.
La Artistica Pirro ha dapprima avviato la campagna di indagine con saggi non invasivi e micro-invasivi tesi a valutare lo stato di degrado del bene, le tecniche esecutive e le prove di pulitura. Ogni intervento effettuato è stato preceduto da un’analisi scientifica in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce. In particolare Pirro ha effettuato prima una ripresa fotografica in luce normale e a luce radente, ossia una preliminare analisi di particolari ripresi in luce radente per evidenziare eventuali anomalie, particolari esecutivi o degrado. Si è proceduto poi ad una macrofotografia, a cui hanno fatto seguito riprese in luminescenza ultravioletta. Questa è una tecnica utilizzata principalmente nella fase di accertamento dello stato di degrado dell’opera e, più in particolare, nella verifica dell’esistenza e dell’estensione delle parti non originali e della presenza di materiale organico. Successivamente sono state effettuate analisi macro dei film pittorici con microscopio digitale portatile; micro-prelievi e documentazione dei campioni per la caratterizzazione delle ossidazioni e concrezioni con microanalisi. La restauratrice ha proceduto a saggi di pulitura per testare i materiali da impiegare ed il livello di pulitura da raggiungere. Quindi si era proceduto con la disinfestazione con sali di ammonio quaternari ad ampio spettro di attività contro funghi, batteri, alghe ed altri microrganismi in grado di danneggiare il materiale. Un intervento necessario e preliminare alla pulitura selettiva con ammonio e idrossido e bicarbonato sospesi in soluzioni acquose e polpa di cellulosa, i cui risultati sono visibili nelle immagini pubblicate proprio sul profilo del museoRibezzo”. 
Solo dopo si è passati alle fasi di “rifinitura della pulitura e rimozione delle aderenze calcaree più compatte con spazzole a setola variabile e piccoli trapani di precisione” e poi di “ricostruzioni plastiche e rifiniture finali di tutto l’intervento”.

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