All’ortofrutta l’ira del caro-busta: «Ma c’è stata poca informazione»

All’ortofrutta l’ira del caro-busta: «Ma c’è stata poca informazione»
di Vincenzo MAGGIORE
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Martedì 9 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:30
Dubbi e incertezza da parte della clientela avvolgono le disposizioni previste dal Decreto Legge entrato in vigore con l’inizio del 2018 che, di fatto, introduce il pagamento delle buste biodegradabili utilizzate per imballare gli alimenti freschi al supermercato. Come in buona parte d’Italia, anche a Brindisi quella che da molti viene considerata come una nuova “tassa sulla spesa” non è stata accolta positivamente. Non solo perché si tratta di un ulteriore uscita per i portafogli degli acquirenti (anche se minima), ma soprattutto perché più di qualcuno si aspetterebbe che i sacchetti fossero consegnati a prescindere da quantità e varietà di alimenti. Altro dubbio riguarda la reale cifra da pagare alla cassa che potrebbe salire dai 2 ai 10 centesimi.
In un clima abbastanza incandescente che si registra anche dalle discussioni sui social network, è inserita la situazione cittadina. Da quanto riportato dai commercianti locali, c’è parecchia confusione in merito alla vicenda. Le lamentele dei clienti sono all’ordine del giorno e non sono esclusi i tentativi di alcuni acquirenti di aggirare l’ostacolo con vari escamotage. 
«Personalmente mi sono documentata, ho letto la legge per dare un valido supporto a chi viene a fare la spesa – spiega Giovanna De Pascale, responsabile della Dok in corso Garibaldi – abbiamo anche stampato e appeso dei fogli illustrativi. Di certo, chi gestisce l’attività non può esimersi dal far pagare le buste. Sono previste delle multe consistenti per chi emetterà scontrini senza conteggiare i centesimi previsti per i singoli sacchetti. Non ci sono alternative anche se qualcuno prova ad immaginare altre soluzioni. Ad ogni modo, credo che si tratti di un provvedimento giusto perché è finalizzato ad evitare lo spreco e a salvaguardare l’ambiente. I clienti manifestano insofferenza come avviene nel caso di qualsiasi obbligo. Credo che poca sarà l’incidenza sui bilanci familiari. In passato, molti lasciavano ai responsabili delle casse i centesimi del resto per evitare di ritrovarsi pieni di soldi spicci. Oggi, gli stessi centesimi fanno gridare allo scandalo. È un paradosso».
 
Della stessa linea è Mario Battaglia del supermercato Pam del quartiere Cappuccini: «Le lamentele sono andate di pari passo alla diffusione della notizia da parte dei telegiornali nazionali. Il problema è che c’è poca informazione sull’argomento. Si sta sollevando tanta polvere per nulla. Quattro buste nel reparto ortofrutticolo corrispondono a meno di dieci centesimi complessivi. Però, più di qualcuno storce il naso, qualcuno vuole portare le buste da casa, altri pensano di risolvere con le buste di carta. Tecnicismi a parte, bisogna capire cosa prevede la legge in queste particolari circostanze».
Un po’ più drastico è il fruttivendolo Luciano Galasso che ha la sua attività in piazza nel quartiere Commenda: «C’è il rischio concreto di perdere i clienti – afferma – il malumore è generale, la gente viene al negozio con le buste di stoffa. Presumo che l’obiettivo del decreto sia quello di evitare la dispersione di plastica nell’ambiente. Il problema è che gli acquirenti, brindisini in primis, capiscono solo quello che vogliono capire».
Tra i commercianti, c’è anche chi ha fatto un investimento personale realizzando delle buste con il logo della sua attività da regalare ai più affezionati durante il periodo natalizio. Articoli che, stando alle nuove disposizioni, non saranno utilizzabili da adesso in poi.
Per quanto riguarda la clientela, al pari di quella nazionale, anche quella locale si divide sull’argomento. Da un lato, c’è chi individua nella misura in questione un danno per l’economia delle famiglie; dall’altro, c’è chi invita la comunità a concentrarsi su temi a suo dire più gravosi, come il rincaro autostradale previsto per l’anno appena iniziato. Infine, c’è anche chi, in maniera un po’ sarcastica, propone di evitare gli acquisti di frutta e verdura nei supermercati e di rivolgersi direttamente ai piccoli produttori agricoltori.
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