Maltrattata per 15 anni e sequestrata in casa, 44enne a processo: «Cavò gli occhi alla moglie»

Il Tribunale di Brindisi
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Sabato 19 Novembre 2022, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 10:02

Maltrattata per 15 anni, 44enne a processo:«Cavò gli occhi alla moglie». Ha scelto il dibattimento in aula l'uomo che dovrà difendersi dalle accuse di avere cavato gli occhi e accecato la moglie, di averla sequestrata in casa per impedirle di chiedere aiuto e di averla maltrattata per 15 anni di seguito.
Processo al via il 9 gennaio dell'anno prossimo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Brindisi, per l'uomo di 44 anni arrestato a marzo scorso ed ora sottoposto al divieto di dimora nel comune di Carovigno dove sono collocati i fatti che saranno sottosti all'accertamento con il contraddittorio delle parti. La scelta del rito è stata degli avvocati difensori Giovanni Francioso e Giulio Calabrese nel corso dell'udienza preliminare davanti alla giudice Barbara Nestore che ha visto, inoltre, costituirsi parte civile la consorte con l'avvocatessa Chiara D'Adamo e la cooperativa Ferrante Aporti con l'avvocato Stefano Latini.

In aula

Il processo dovrà dunque accertare la fondatezza della ricostruzione dell'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Brindisi, Giovanni Marino, con i carabinieri, come pure le tesi della difesa che intanto ha scartato l'opportunità di chiudere il caso con un rito alternativo che avrebbe dovuto tenere conto solo delle prove documentali puntando invece sul ventaglio di possibilità offerte dal rito ordinario.

Alla presenza della figlia

L'accusa più grave è quella che costò all'imputato l'arresto in flagranza il 15 marzo scorso: alla presenza della figlia di 13 anni avrebbe aggredito la moglie infilandogli le dita negli occhi con tale di violenza da farle perdere la vista e rendere inutile qualsiasi cura a cui la donna si è sottoposta in questi mesi.

Una violenza che non sarebbe stata altro se non la punta dell'iceberg di una lunga serie di maltrattamenti, percosse e costrizioni a subire rapporti sessuali a cui avrebbe sottoposto la moglie.

«Sevizie e crudeltà»

Tanto perché a scatenare quel sopruso, che avrebbe causato la menomazione permanente di uno dei sensi più importanti per la vita di un essere umano, sarebbe stata l'indifferenza della donna al rientro a casa a tarda ora del marito: gli avrebbe detto di non darne peso perché ormai è come se vivessero separati in casa. Quell'uomo - siamo sempre sul fronte dell'accusa - avrebbe reagito in quel modo spropositato. Per motivi futili, sostiene il capo di imputazione. Con sevizie crudeltà, perché non si sarebbe fermato nemmeno quando la donna perse conoscenza. Al cospetto della figlia minore e strappandole via il telefono per impedirle di chiedere aiuto.

Pistola alla testa

Questo il clima in cui la donna avrebbe vissuto per 15 anni, a partire dal 2007, dicono le carte dell'inchiesta. Fra gli episodi contestati anche le minacce dell'uomo alla prospettiva che potessero separarsi (è in corso la causa di divorzio davanti al giudice civile): il 15 ottobre del 2019 le avrebbe puntato una pistola alla testa dicendole «vedi che la pistola non l'ho venduta, la tengo perché ti devo uccidere», mentre un'altra volta le avrebbe messo un coltello alla gola.
E ancora: fra i maltrattamenti contestati, anche quello di costringere la donna a lavori pesanti nonostante fosse incinta, con l'auspicio che perdesse il feto consapevole che fosse una bimba e non un bimbo. Insomma, una delle peggiori espressioni del maschilismo, se le accuse saranno avallate dai processi.

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