Rimborsi spese al posto della busta paga: nei guai una cooperativa sociale

Rimborsi spese al posto della busta paga: nei guai una cooperativa sociale
di Salvatore MORELLI
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Sabato 22 Ottobre 2022, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 01:53

Piuttosto che la busta paga il personale avrebbe ricevuto rimborsi spese, al fine di aggirare il pagamento dei contributi. Nei guai, così, è finita una cooperativa sociale con sede legale a Latiano, operante con le pubbliche amministrazioni nel settore del welafare. A scoprire il presunto raggiro, i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, al culmine di una verifica ai fini dell’Iva, delle Imposte sui Redditi e degli altri tributi, nonché in materia di lavoro nero.
Quest’ultima attività, giunta a conclusione, ha riguardato i lavoratori dipendenti assunti tra il 2017 ed il 2022.
L’attenzione delle Fiamme Gialle si è concentrata sulla corresponsione, da parte della cooperativa, di
emolumenti erogati a titolo di indennità di trasferta, rimborsi chilometrici e rimborsi spese in favore di alcuni
dipendenti, assunti con mansioni di impiegati, addetti alla segreteria e al front office, presso gli uffici
amministrativi del soggetto economico controllato.

L'accertamento

Tali indennità, per loro natura, non sono state assoggettate, per legge, né a tassazione ai fini delle imposte sui
redditi né a contribuzione ai fini previdenziali ed assistenziali. In realtà, gli accertamenti svolti hanno consentito di acquisire numerosi elementi di riscontro in merito alla fittizietà delle indennità di trasferta e dei rimborsi chilometrici indicati nelle buste paga che, in realtà, costituivano mere forme aggiuntive di retribuzione da sottoporre, quindi, alle ordinarie regole di tassazione.
Per tali ragioni, a seguito delle violazioni accertate in relazione a 70 lavoratori dipendenti irregolari, per 63
mensilità (da gennaio 2017 a marzo 2022), nei confronti del legale rappresentante della cooperativa sociale sono
stati constatate somme per le quali non stati corrisposti i contributi previdenziali e assistenziali per circa 330.000 euro e ritenute d'acconto non operate e non versate per circa  100.000 euro.
Le irregolarità in materia di lavoro, sottolineano le fiamme gialle, costituiscono un grave danno per l’intero sistema economico in quanto sottraggono risorse all’Erario, minano gli interessi dei lavoratori e favoriscono una competizione sleale con le imprese oneste. «In particolare, l’attività della Guardia di Finanza persegue l’intento di arginare la diffusione dell’illegalità e dell’abusivismo nel sistema economico, a tutela delle entrate erariali, delle imprese e dei professionisti che operano nel rispetto delle regole e degli stessi lavoratori, che potrebbero non vedersi riconosciuta alcuna copertura previdenziale e assicurativa, con gravi conseguenze sia sulle aspettative di maturazione dei requisiti pensionistici sia sulle garanzie in tema di infortuni sul lavoro».

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