Una cellula terroristica con adepti a Brindisi: indagini e perquisizioni

Una cellula terroristica con adepti a Brindisi: indagini e perquisizioni
di Salvatore MORELLI
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Martedì 28 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:50

Associazione sovversiva. È questa l’accusa che ha visto arrestare a Roma il fondatore e leader di un’associazione denominata “Ufi” (Unione forze identitarie) che aveva adepti anche Brindisi, dove nei giorni scorsi (a carico di un giovane) sono stati disposte alcune perquisizioni da parte degli uomini della Digos: nelle loro mani sono finiti i computer su cui avveniva una fitta rete di contatti attraverso una chat. In particolare, il capo di questa “rete” cercava di adescare ragazzi molto giovani e fragili. Quattro le misure cautelari eseguite nei confronti dei vertici del gruppo che si ispirava a folli assassini e terroristi: lupi solitari in grado di colpire in ogni momento. Le autorità hanno disposto per alcuni componenti dell’organizzazione, con ruoli di spicco, la sottoposizione all’obbligo di dimora (per tre di essi), mentre per un quarto l’obbligo di presentazione per la firma.

La struttura paramilitare

I provvedimenti (necessari visti i contenuti acquisiti dalla Digos con l’ascolto telefonico e le prove recuperate in rete) sono stati emessi a conclusione di una complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dalla Digos della questura di Roma e dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione, su una struttura “paramilitare suprematista”, operativa su tutto il territorio nazionale e vicina al gruppo estremista “Feuerkrieg Division”, ramo della più nota “Atomwaffen Division”, inserito dal governo britannico nella lista dei gruppi terroristici. Altre perquisizioni sono avvenute a carico di altri associati a Pordenone, Modena, Torino, Ferrara e Bologna. L’indagine ha evidenziato la presenza sul territorio nazionale di “una struttura sovversiva” operativa sul web attraverso una intensa opera di propaganda razzista e, nel mondo reale, con basi logistiche secondo un modello definito di “stay behind”, ovvero segreto-paramilitare, in grado di operare nei casi di necessità. Un’opera di proselitismo che doveva essere proiettata alla radicalizzazione del pensiero estremista di ragazzi, spesso minori con situazioni di disagio, secondo processi tipici di contesti eversivi fondamentalisti. Nel corso dei controlli sono stati trovati e sequestrati libri, coltelli, bastoni e sciabole.

L’indottrinamento, che avveniva anche mediante l’esaltazione delle azioni terroristiche, permetteva inoltre di fornire istruzioni ai giovani sodali sul confezionamento di esplosivi o sulla fabbricazione artigianale di armi, anche con l’uso di sostanze chimiche facilmente reperibili sul mercato.

Il filone che porta a Brindisi

Dunque, l’Ufi era una associazione antisemita, con una cellula romana, che tentava tramite web di indottrinare giovani con lo scopo di far commettere azioni “eversive”. Roma aveva un ruolo centrale nella neo-organizzazione, ma come si arriva a Brindisi? Tutto è nato sul web, dove (con particolari contatti) avveniva il reclutamento di un piccolo esercito che doveva essere pronto ad agire. Gli investigatori, con una montagna di prove e indizi, sono quindi riusciti a ricostruire una fitta rete di chat e contatti con l’Ufi che aveva ramificazioni fino alla Puglia. Dopo il blitz nella Capitale l’inchiesta prosegue e, come si legge in una nota fornita della Questura di Roma, erano davvero preoccupanti le istruzioni che l’Ufi forniva a questi giovani.

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