Brindisi, caccia ai banditi e al tesoro della chiesa di San Paolo. Rossi: «Chi ha agito non è degno della città»

Brindisi, caccia ai banditi e al tesoro della chiesa di San Paolo. Rossi: «Chi ha agito non è degno della città»
di Salvatore MORELLI
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Lunedì 20 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 11:45

«Se fossero di Brindisi non sarebbero degni di essere parte di questa comunità». Le parole, dure, arrivano da parte del sindaco Riccardo Rossi e sono rivolte a quei ladri che nella notte tra venerdì e sabato hanno sottratto all’interno della chiesa-museo di San Paolo l’Eremita una serie di oggetti sacri che (al di là di un prezzo commerciale, dovuto a una preziosa manifattura in argento e a date che interessano il XVII e il XVIII secolo) hanno un alto valore storico e simbolico per la città. Un vera profanazione.

Il colpo

Avvenuta all’interno di un luogo religioso che, oltre ad ospitare cittadini, scolaresche e tantissimi turisti, dava modo di respirare con l’esposizione di quegli oggetti sacri un mondo cristiano che attraversa secoli di una storia locale (che in quella chiesa-museo trova il culmine con la visione dell’Arca del patrono San Teodoro D’Amasea, non toccata per fortuna) che non può e non deve finire in un dimenticatoio. Che si è trattato di un «vile gesto e che i responsabili possano essere subito assicurati alla giustizia» lo rimarca ancora il primo cittadino. Non lontano, con il suo pensiero, da quelle indagini che fanno pensare che la banda in azione l’altra notte potrebbe avere collegamenti non locali, come interessi maturati nel giro dei collezionisti di reperti storici. Nulla viene infatti escluso e cercato attraverso i filmati della videosorveglianza, anche esterna alla chiesa e a quel dedalo di viuzze che da Largo San Paolo si perdono nel centro storico. Potrebbe essere infatti queste immagini a fare chiarezza su un veicolo in fuga quella notte insieme alla preziosa refurtiva.

Indagini che seguono una pista precisa e che presto potrebbero fornire indicazioni valide per acciuffare gli autori o tornare in possesso di una refurtiva che inizia a “scottare” tanto. Ma cosa non ha funzionato mentre avveniva il furto? «Nonostante le telecamere di sorveglianza collegate con la Vigilnova 24 ore su 24 e il suono dell’allarme scattato, i ladri son riusciti nel loro intento». Ha scritto in una nota l’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni subito dopo l’amara scoperta. Pubblicando, come è giusto che sia in questi casi per cercare di contrastare il lavoro dei ladri, le foto di tutti le opere rubate. Una scelta “ad hoc” (se si guarda le teche prese di mira) che sembra non sfiorare alcuna casualità. Un lavoro certosino (studiato dalla banda in ogni dettaglio per arrivare all’interno della chiesa attraverso le gracili grate di una finestra esterna) che è diventato un pensiero comune per tanti brindisini che sposano ormai l’idea di un furto nato su commissione. Come il vescovo Giovanni Intini, anche il sindaco crede nel lavoro della forze dell’ordine: «Il furto degli argenti sacri è un atto gravissimo nei confronti dei fedeli e della cultura delle tradizioni e della storia della nostra città. Esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà a sua eccellenza il vescovo Giovanni Intini e attraverso di lui a tutta la curia.

Mi auguro che i responsabili di questo vile gesto, anche attraverso i filmati della videosorveglianza, possano essere subito assicurati alla giustizia e possa essere recuperato quanto sottratto all’intera comunità brindisina». Un pensiero condiviso anche dall’Adoc di Brindisi: «Confidiamo nell’attività delle forze dell’ordine».

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