Non c'è il medico: in ospedale la notte salta il servizio di Radiologia

Non c'è il medico: in ospedale la notte salta il servizio di Radiologia
di Maurizio DISTANTE
3 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Luglio 2018, 07:20
Il dibattito sollevato dal presidente dell’Ordine dei Medici, Arturo Oliva, secondo il quale la mancanza di camici bianchi e una dose di cattiva organizzazione sarebbero tra i mali principali cui imputare standard e livelli non proprio all’altezza delle aspettative riposte nel sistema sanitario locale, potrebbe aver trovato un ulteriore elemento di conferma: sabato notte, infatti, il servizio di Radiologia dell’ospedale Dario Camberlingo di Francavilla Fontana è stato chiuso proprio a causa della mancanza di professionisti in grado di garantire la presa in carico degli eventuali pazienti. I radiologi presenti nella pianta organica dell’ospedale di primo livello, infatti, sono solo tre, numero insufficiente a garantire un servizio h24 in caso di assenza di uno dei medici: tutti i casi che avessero richiesto un intervento di Radiologia che si fossero presentati al Camberlingo nelle ore notturne, quindi, sarebbero stati dirottati al “Perrino” di Brindisi. Fortunatamente, tutto è andato liscio e nessuna emergenza si è presentata durante la notte di sabato, ma il problema non è questo.
La situazione che riguarda la Radiologia francavillese traduce in fatti il discorso del presidente dei medici brindisini che ha denunciato come la carenza di camici bianchi infici l’intero servizio, soprattutto per quello che riguarda i volumi e gli esiti che poi passano al vaglio dei vertici regionali della sanità: dall’analisi di questi indici, i piani alti del sistema regionale mettono a punto le strategie che ogni territorio deve perseguire. Se, ad esempio, una struttura non dovesse raggiungere gli obiettivi fissati in fase di programmazione, il suo destino potrebbe essere a rischio; ma se, che è l’obiezione di Oliva, non si mettono in condizione gli operatori impegnati in un presidio di lavorare come si deve, la colpa non può ricadere sul territorio.
L’intricato scenario appare come il più classico dei circoli viziosi: un qualsiasi ospedale potrebbe essere declassato poiché non raggiunge gli standard minimi di produttività ma, in realtà, non centra gli obiettivi poiché carente dal  punto di vista dell’organico, strumentale, strutturale e tecnologico. Le carenze, secondo i medici, soprattutto quelle relative alle piante organiche, sono attribuibili proprio ai vertici della sanità regionale che sono gli stessi che “danno i voti” ai sistemi sanitari locali: di fatto, quindi, quelli che non consentirebbero di innalzare gli standard con tagli e stringenti paletti ai budget di spesa sarebbero gli stessi che valutano la produttività, intesa in senso lato, di un presidio per poi deciderne le sorti.
A rendere il tutto ancora più complicato ci sarebbe anche l’invito della struttura regionale rivolto ai territori, Brindisi compreso, a usare una certa prudenza nelle assunzioni: il motivo della richiesta deriverebbe dalla mancata applicazione in maniera uniforme del piano di riordino ospedaliero che avrebbe prodotto su scala regionale un esubero di camici bianchi. In soldoni: a Brindisi come in altre realtà pugliesi il piano, fatto come noto anche di tagli e sacrifici, è stato applicato mentre altrove le aziende sanitarie avrebbero incontrato degli impedimenti di varia natura che avrebbero rallentato l’attuazione delle disposizioni regionali; questo avrebbe portato quelle realtà a mantenere un numero di medici “ante piano”, superiore a quello preventivato in Regione. A livello regionale, quindi, ci sarebbe un surplus di professionisti tale da consigliare prudenza nelle assunzioni: il punto, per quello che riguarda Brindisi, però, è che dalle nostre parti questo “soprappiù” di medici non c’è.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA