Enel punta sulle fonti rinnovabili: sarà green la centrale di Brindisi

Enel punta sulle fonti rinnovabili: sarà green la centrale di Brindisi
di Francesco TRINCHERA
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 05:00

BRINDISI - In un territorio ad alta vocazione industriale e di produzione energetica come quello di Brindisi, ed alle prese con un difficile processo di transizione, il tema della tassonomia verde europea diventa una sorta di cartina di tornasole su come si andranno ad evolvere gli impianti del territorio. Il dibattito, però, non andrebbe a toccare uno dei nodi principali della transizione, ovvero il processo di trasformazione a gas della centrale Enel Federico II. 
Fonti vicine all’azienda, infatti, hanno spiegato che l’impianto di Brindisi Sud non rientra in questo specifico contesto, anche perché questo e progetti simili non vanno ad attingere a fondi dell’Unione europea, non rientrando quindi nel discorso della tassonomia, al centro del dibattito nelle istituzioni di Bruxelles.

Il piano

Questo, al netto dell’utilizzo del gas nella transizione fissato nel Piano nazionale integrato per l’energia e clima (Pniec), anche nell’ottica delle recenti dichiarazioni dei vertici di Enel, che puntano verso un obiettivo di sole rinnovabili Più nel dettaglio, la tassonomia verde Ue individua quelle forme di produzione energetica che sono indicate dall’Unione per il raggiungimento degli obiettivi fissati da qui al 2050, anno in cui si punta ad avere la neutralità climatica. 
Parallelamente, resta aperta la discussione sulle ricadute di questo strumento sul territorio brindisino e, nell’ottica più ampia della politica energetica, c’è chi chiede maggiore attenzione a come si articolerà la programmazione per Brindisi e la sua provincia. 
L’input arriva dal segretario provinciale della Uil Antonio Licchello, che ha lamentato una mancanza di “idee chiare” su quello che deve essere il futuro per Brindisi e la sua provincia, anche alla luce dei diversi input arrivati riguardo le fonti energetiche da utilizzare. Licchello, in particolare, ha messo l’accento sul fatto che bisogna sfruttare “la possibilità di poter cambiare, viste tutte le cose che sono accadute” ma bisogna capire la direzione da intraprendere.
Valutando ogni possibile risvolto: il sindacalista, dopo aver rivendicato che nei passati referendum non ha avotato a favore del nucleare, spostato l’attenzione anche sul piano delle rinnovabili, come ad esempio i pannelli solari: «Tutto quanto abbiamo fatto sino a questo momento – si è chiesto – quanta occupazione ci ha dato? I pannelli stanno lì, utilizzando terreni utiliz a vigneto, carciofeto ed altro, ma cosa possono darci per il futuro?».
La riflessione di Licchello è andata poi a quale visione dare all’utilizzo energetico del comparto industriale presente nel Brindisino: “A cosa lo abbiniamo? Ai pannelli solari – ha chiesto -, agli accumulatori, all’eolico? Abbiamo contezza di cosa vuol dire mettere in marcia gli impianti, provvedere all’industrializzazione del sistema?». Questo anche perché, nell’ottica del sindacalista, va garantito il necessario approvvigionamento energetico al sistema produttivo: «Ogni eventuale blackout – ha specificato – che può accadere, ti mette nelle condizioni di dover far ripartire tutto da capo”. Da qui lo sprone a non inserirsi in discorsi che mancano di programmazione. Anche in questo contesto, l’esortazione è ad aprire i tavoli sui progetti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Programmiamo – ha affermato – organizziamoci, discutiamo per quello che è il bene del territorio, delle famiglie, e per la creazione di occupazione». In tutto questo si inserisce anche il discorso sul confronto con gli altri enti ed associazioni di categoria, di cui era stata data una traccia con il cosiddetto “Metodo Brindisi”, anche in un recente confronto a Bari con i rappresentanti degli altri attori territoriali. Ad esempio, ha detto ancora Licchello, è stato chiesto al presidente dell’Autorità di sistema portuale Ugo Patroni Griffi lo stato delle opere nel porto e “ci è stato risposto che in alcune occasioni ci sono stati dei problemi autorizzativi o ci sono investimenti già finanziati”. Parallelamente c’è stata anche un’esortazione alle istituzioni a riprendere in mano la questione dell’accordo di programma quadro sul comparto della chimica. In un’ottica più ampia, il rappresentante della Uil ha chiesto ai principali promotori, tra cui la stessa Confindustria, di riattivare il meccanismo del “Metodo Brindisi”, per “aggiornarsi” ed andare nel senso di una programmazione efficace.

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