Brindisi, pioggia di fischi durante il musical: «Un danno di immagine per il Verdi»

Brindisi, pioggia di fischi durante il musical: «Un danno di immagine per il Verdi»
di Vincenzo MAGGIORE
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:32

“Un musical dedicato alla storia di Phineas Taylor Barnum che celebra la nascita dell’industria dell’intrattenimento e il senso di meraviglia che accompagnava il pubblico di fronte ai primi spettacoli moderni”: era stato presentato con queste parole “The Greatest Showman”, fuoriprogramma andato in scena domenica 13 novembre presso il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi . Purtroppo, le aspettative del pubblico e della stessa Fondazione che gestisce il politeama brindisino sono state totalmente tradite da uno show non proprio all’altezza della situazione e del contenitore.

La protesta

Un insieme di “criticità tecniche e artistiche inaccettabili che hanno inciso profondamente sulla qualità della messinscena” è la definizione utilizzata nel comunicato ufficiale diramato dalla Fondazione nella serata di lunedì che, al pari del pubblico, si definisce parte nel lesa con tanto di danno di immagine per il Verdi e per la sua programmazione. Infatti, per questo musical, è stato concesso l’utilizzo del teatro a una produzione esterna ed estranea alla propria stagione denominata “Service Line”.
Quanto proposto in scena ha destato fin da subito malumore da parte del pubblico presente anche alla luce del costo del biglietto di 30 euro (da sottolineare che la Fondazione, al di là del servizio di postazione logistica di botteghino, non ha avuto, per accordi assunti contrattualmente, alcuna competenza economica di incasso). Alcuni spettatori di sono alzati durante lo svolgimento dello show e hanno abbandonato la sala; un folto drappello ha atteso la conclusione per poi riversarsi nel foyer chiedendo a gran voce la restituzione dei soldi investiti. Scene che sicuramente non si addicono a uno dei luoghi di cultura più prestigiosi della città di Brindisi, ma determinate inesorabilmente dai fatti. E dire che durante la conferenza stampa di qualche tempo fa, alla presenza del direttore artistico del musical Mauro Voi, si era parlato di una vera opera corale con un cast di 120 artisti, di cui 70 costantemente in scena, tra attori e interpreti, coristi, ballerini oltre a circensi performer, ginnasti e due ragazze con sindrome di Down dell’Aipd di Brindisi. A sentire il pubblico, nulla di tutto ciò.
Il direttore artistico del Verdi Carmelo Grassi non usa giri di parole per raccontare quanto accaduto: «Siamo molto rammaricati – afferma - le premesse erano buone soprattutto perché lo spettacolo, sulla carta, sposava una finalità sociale e di valorizzazione delle risorse presenti sul nostro territorio. Trattandosi di un debutto, non è stato possibile verificare direttamente il livello artistico di una produzione che, tra le altre cose, ha altri appuntamenti fissati in teatri italiani di un certo rilievo. In questo caso, la Fondazione si è limitata ad ospitare l’evento che non rientra nella programmazione stagionale. C’è dispiacere perché, alla luce di quanto accaduto, il pubblico potrebbe fare confusione. Per quanto riguarda le nostre scelte artistiche dirette, credo che, al di là del gusto personale, non sia mai mancato come riferimento primario il parametro della “qualità”, la stessa che gli spettatori potranno ritrovare a partire dal prossimo 18 novembre grazie alla compagnia americana “Parsons Dance” che aprirà ufficialmente il sipario della stagione 2022.23. Cogliamo gli animi di quanti erano presenti domenica allo spettacolo condividendo e associandosi allo sconcerto collettivo».
«La Fondazione Nuovo Teatro Verdi ha avviato una indagine interna di accertamento – fa sapere in proposito il presidente del Cda Stefano Miceli - per risalire allo storico documentale tra la stessa Fondazione e la produzione dell’evento con lo scopo di valutare eventuali azioni di tutela della propria immagine da esperire nelle sedi opportune.

A seguito di approfondita verifica, la Fondazione diffonderà un comunicato stampa rispetto alle azioni che riterrà di intraprendere e avviare a propria tutela».

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