Fallita la società che voleva realizzare il villaggio turistico

Il sequestro del villaggio Acque Chiare dieci anni fa
Il sequestro del villaggio Acque Chiare dieci anni fa
di Roberta GRASSI
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Giovedì 19 Aprile 2018, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 16:20
Fermo tutto lì in riva al mare da ormai quasi dieci anni, arriva ora un altro provvedimento giudiziario “tegola”: la società Acque Chiare Srl è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Brindisi su istanza di una banca, la Monte dei Paschi di Siena che vanta un credito di circa un milione di euro.
Il futuro del complesso edilizio diviene così ancora più opaco. Una cinquantina di villette sono ancora di proprietà di Romanazzi, e ora amministrate dalla curatela fallimentare. Di queste per alcune c’è stato un preliminare di vendita che non si è mai tradotto nella stipula del definitivo per via del maxi sequestro che nel 2008 ha fermato il tempo in località Case Bianche. L’albergo, un enorme scheletro mai completato, pure avvolto dai sigilli, è della società Acque Chiare. Mentre poco più a sud si demolisce l’Estoril e si pensa alla riqualificazione del primo pezzettino di litorale a ridosso di Brindisi, non si immagina neanche cosa potrà esserne domani di quel villaggio in cui tutto è rimasto congelato a decorrere dal maggio di dieci anni fa.

Bisognerà attendere, innanzi tutto, che si concluda la vicenda giudiziaria penale. E che la Cassazione si esprima sull’eventuale prescrizione del reato di lottizzazione abusiva, ma soprattutto sulla confisca dell’intero insediamento, disposta in primo grado e confermata in appello.
Sempre che non venga accolto il reclamo al fallimento che la Acque Chiare Srl formulerà dinanzi alla Corte d’Appello di Lecce, sarà la curatela fallimentare a dover gestire la situazione per la porzione di villaggio rimasta sin dal principio nella disponibilità del costruttore.
 
Il curatore nominato è Massimo Bellantone, scelto non a caso al di fuori della cerchia dei professionisti brindisini: “Ritiene il collegio che – si legge nella sentenza – quanto all’individuazione del professionista da nominarsi quale curatore, sia opportuno individuarlo in persona estranea al contesto brindisino, atteso l’effetto mediatico suscitato dalla vicenda penale che ha visto coinvolta la fallita, nonché in considerazione della circostanza che molti degli acquirenti degli immobili venduti della medesima e sottoposti a confisca sono stati acquistati da professionisti, commercialisti e avvocati, operanti sul territorio brindisino”.
Quanto al fallimento, il Tribunale (presidente Alfonso Pappalardo, giudici Paola Liaci e Stefano Sales), ha ritenuto che per ammontare del debito e per altre varie questioni tecniche vi fossero i presupposti per dichiararlo.
Acque Chiare, assistita dagli avvocati Andrea e Umberto Violante, si è naturalmente opposta contestando il credito e specificando di essere “stata attinta da decreto di sequestro preventivo nell’anno 2008 e che gli immobili alla medesima riconducibili erano stati oggetto di confisca nei giudizi di primo e secondo grado, situazione questa suscettibile di variazione a seguito dell’esito del giudizio pendente innanzi alla Corte di Cassazione, che dovrebbe dichiarare la prescrizione del reato di lottizzazione abusiva con conseguente revoca della confisca e restituzione del patrimonio immobiliare alla società”.
Del resto la “inattività forzata” è indicata come una delle concause della situazione di dissesto della società che negli ultimi anni non ha potuto produrre utili e non ha potuto contare sul proprio patrimonio. La banca Monte Paschi, tuttavia, ha deciso di non attendere oltre. L’Agenzia dell’Entrate che pure è creditrice nei confronti della Srl di Vincenzo Romanazzi invece non ha inteso procedere: ci sono ancora contenziosi in corso, la situazione non è chiara al punto da determinare lo Stato a battere cassa.
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