Parco eolico offshore a Brindisi: concluso l'iter preliminare, ora tocca alla Via

Eolico offshore galleggiante
Eolico offshore galleggiante
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Sabato 21 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:40

Si è conclusa in sette mesi la procedura di definizione dei contenuti dello studio d’impatto ambientale, il cosiddetto “scoping”, per l’impianto eolico offshore flottante da 98 aerogeneratori, per una capacità complessiva di 1,2 gigawatt, di fronte alla costa di Brindisi proposta da Falck Renewables, in partnership con BlueFloat Energy. Si tratta, per la precisione, di una fase preliminare della Valutazione di impatto ambientale e rappresenta in sostanza un’opportunità per consentire di definire preventivamente i contenuti della documentazione da presentare e, quindi, ottenere un risparmio in termini di tempo e di risorse.

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Le “prescrizioni”

Tra le indicazioni ricevute dalla società - quella che dovrebbe realizzare l’impianto tra Brindisi e San Cataldo si chiama Kailia Energia Srl - ci sono quelle di Arpa Puglia, direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del ministero della Cultura e Legambiente. Ma se le prime due si limitano a dare una serie di indicazioni “tecniche” riguardo a cosa inserire all’interno dello studio di impatto ambientale ed alla restante documentazione necessaria per la Via, Legambiente evidenzia una serie di criticità, tra le quali la eccessiva vicinanza dell’impianto alla costa ed il fatto che non siano state prese in considerazione localizzazioni alternative.
Arpa Puglia, tra le altre cose, prescrive la predisposizione della Valutazione di incidenza ambientale, considerato che il percorso dei cavi per il collegamento del parco eolico alla rete elettrica attraversa il sito della Rete Natura 2000 del bosco di Tramazzone; la necessità di acquisire “tutte le autorizzazioni e i permessi previsti per la realizzazione delle opere in area Sin”; verificare la coerenza con documenti pianificatori come Piano regionale delle coste ed eventuali Piano comunali costieri del Comuni interessati.

Ma dovrà anche, preoccupazioni condivisa da Legambiente, presentare alternative di progetto (compresa la cosiddetta “alternativa zero”) valutate sotto il profilo dell’impatto ambientale ed esplicitare la scelta riguardo alla soluzione di ancoraggio tra quelle proposte. Ed infine descrivere nel dettaglio il piano di dismissione. La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, dal canto suo, richiede tra le altre cose l’inserimento, come documento autonomo, di una relazione paesaggistica. E l’ampliamento della parte dello Studio d’impatto ambientale relativa agli impatti visivi, considerando ulteriori punti panoramici rispetto a quelli già inseriti. Ma anche i potenziali impatti visivi cumulativi con l’altro impianto di Falcl e BlueFloat, quello di Odra Energia, la cui realizzazione è prevista di fronte alla costa del Basso Salento.

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Gli ambientalisti

Infine, le (tante) preoccupazioni di Legambiente, a partire da quella generale che riguarda la mancanza dell’individuazione, da parte dei ministeri competenti, delle aree idonee ad ospitare questo tipo di impianti nell’ambito del Piano di gestione dello spazio marittimo. Dopo di che, l’associazione ambientalista contesta (per il progetto Kailia e per quello Odra) “la mancanza di un avviso pubblico” relativo alla richiesta di concessione demaniale trentennale. “La distanza di appena di 8,7 chilometri dalla costa - aggiunge - appare decisamente insufficiente per garantire un impatto visivo (da valutare sulla base delle norme nazionali vigenti e del Pptr della Puglia) che risulti paesaggisticamente compatibile con il parco regionale di Cerano Tramazzone e soprattutto con quello di Saline e Stagni di Punta della Contessa e Fiume Grande, in cui insistono Siti di interesse comunitario dal punto di vista naturalistico censiti in “Natura 2000” e Zone di protezione speciali in particolare per l’avifauna stanziale e di passo”. Per questo e per molti altri motivi, Legambiente chiede la realizzazione di uno studio di fattibilità che comprenda tra le altre cose “scenari diversi, opzioni impiantistiche principali e connesse, siti di insediamento diversi, impatti diretti ed indiretti diversi da sottoporre a studi geognostici”.

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