Edison arriva a Brindisi ma il mercato del metano per i trasporti è già in crisi

Tir a metano
Tir a metano
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Giovedì 1 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:20

Mentre Brindisi si divide in vista della realizzazione, che secondo quanto previsto dall’autorizzazione ministeriale giunta nelle scorse ore dovrà partire entro un anno, del deposito “small-scale” di gas naturale Edison a Costa Morena Est, l’economia legata al metano comincia a risentire pesantemente della crisi dovuta all’aumento dei prezzi, che nell’ultimo anno sono triplicati e, in alcuni casi, addirittura quadruplicati.

L'allarme nazionale

A livello nazionale, a lanciare l’allarme sono in particolare due categorie: i gestori dei distributori per auto e gli autotrasportatori. Il presidente di Assogasmetano Flavio Merigo evidenziato varie volte nelle ultime settimane la gravità della situazione: «Di fronte a questa escalation, il settore si troverà fuori mercato e rischierà la chiusura». Gli operatori della distribuzione stradale, prosegue, «che da oltre un anno subiscono questa situazione, si troveranno presto obbligati a dover ritoccare pesantemente i prezzi. Ma poi, se non si troverà presto una soluzione, saranno costretti a chiudere le stazioni di rifornimento. Oltre al pesantissimo danno per gli operatori dell’intera filiera, ciò si tradurrebbe in un enorme danno per automobilisti e autotrasportatori che hanno scelto il gas naturale». Situazione confermata proprio dalla categoria degli autotrasportatori, tant’è che - solo a titolo di esempio - Conftrasporto ha segnalato più volte «l’urgenza di sostenere, attraverso un apposito provvedimento nella legge di Bilancio, le imprese di autotrasporto che hanno investito nell’acquisto di veicoli a gnl (gas metano liquefatto) che, con i prezzi del metano attuali, risultano essere di fatto fuori mercato».

La situazione locale

E anche in provincia di Brindisi, oltre che in Puglia, il quadro è lo stesso. Ed è preoccupante. «L’intera economia - sottolinea infatti Mariella Italo, presidente regionale Cna Fita Trasporto merci - ha investito in  energie pulite, a favore della sostenibilità ambientale. In questo scenario, il mondo dei trasporti svolge un ruolo di primaria importanza, considerato che in Italia oltre l’85% delle merci viaggia su gomma. Un dato importante, che ribadisce le responsabilità del settore dei trasporti nel guidare il cambiamento verso una mobilità sostenibile, ma allo stato attuale un camion a metano deve sostenere oggi rincari nell’ordine di quasi il 90%. Non ci dobbiamo meravigliare che molti trasportatori preferiscano tenere fermi i propri tir a metano.

I costi per farli circolare sarebbero superiori ai margini di guadagno».

Investimenti a vuoto

Gli investimenti sulla sostenibilità ambientale, dunque, non solo sono stati di fanno annullati dall’aumento esponenziale dei costi del gas naturale ma, paradossalmente, le aziende che hanno scelto di credere in questa nuova svolta green non potranno ammortizzare le spese sostenute per ammodernare le proprie flotte visto che è più conveniente tenere fermi nei parcheggi i nuovi mezzi a metano.

La crisi dell'autotrasporto

E questa è solo una delle tante difficoltà che le società del settore dell’autotrasporto, anche in provincia di Brindisi, devono fronteggiare. Il gnl, infatti, non è certo l’unico carburante ad avere subito aumenti. E proprio i carburanti sono tra le prime voci di costo di un’azienda di questo tipo. E, sottolinea Italo, «data l’estrema polverizzazione del settore, gli aumenti non si riescono a ribaltare sui committenti». I continui aumenti di tutti i carburanti, prosegue, «non sono proporzionali all’andamento del costo del petrolio al barile, cosa che evidenzia tanta speculazione. Quindi la prima cosa che dovrebbe fare il governo è di combattere seriamente la speculazione. La riduzione di 30 centesimi non è sufficiente a compensare questa situazione, che si prevedere permarrà per ancora molto tempo. Occorre quindi che il credito di imposta del 28 per cento arrivi quanto prima e si pensi ad ulteriore fondo straordinario per compensare gli aumenti di almeno un altro trimestre. In buona sostanza che il governo stanzi ulteriori 500 milioni per abbattere i cisti sostenuti. Senza queste misure si rischia che il settore non abbia più le risorse per andare avanti. L’impennata continua dei prezzi ed il costo del lavoro, infatti, ci stanno mettendo in ginocchio. C’è infine la necessità di una interpretazione autentica della clausola di salvaguardia del gasolio (esistono una moltitudine di modi con cui la committenza applica questa clausola) e un contributo del governo per farla rispettare».

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