Vertice al ministero su Dema: due realtà interessate all'acquisto della società ma a Brindisi i sindacati sono ancora preoccupati

Il sindaco Rossi partecipa all'incontro in videoconferenza col ministero sulla vertenza Dema
Il sindaco Rossi partecipa all'incontro in videoconferenza col ministero sulla vertenza Dema
di Lucia PEZZUTO
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Sabato 11 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:52

Si apre uno spiraglio per i lavoratori dei due stabilimenti brindisini Dema e Dar. Ieri mattina durante una videoconferenza convocata dal ministero dello Sviluppo economico mirata a fare il punto sul gruppo aeronautico è stato annunciato che vi sarebbero almeno due manifestazioni d’interesse da parte di altrettante aziende interessate all'acquisto della società.

La speranza dal vertice col ministero

La soluzione potrebbe quindi essere vicina se i piani industriale dei due papabili acquirenti comprendessero anche la valorizzazione delle professionalità e dei due siti brindisini. Il gruppo aeronautico, infatti, già da tempo ha annunciato di voler chiudere gli stabilimenti di Brindisi e di ridimensionare quelli di Somma Vesuviana e Paolisi (Benevento). Una decisione che impatterà pesantemente, per i sindacati, sull’organico considerato che con la chiusura dei siti al Sud balleranno circa 300 posti su 600 attualmente interessati alla vertenza. In particolare i sindacati brindisini hanno contestato che la decisione di chiudere gli stabilimenti cozza con la contestuale richiesta, sempre da parte di Dema, di avere accesso ad un fondo Invitalia di 22milioni di euro da investire sulla Campania.

Ma le notizie diffuse ieri sembrano dare una speranza seppur con diverse riserve.

Presente anche il sindaco Rossi

«Ho partecipato - ha riferito il sindaco Riccardo Rossi - al vertice in videoconferenza convocato dal ministero dello Sviluppo economico in merito al gruppo Dema e alla vertenza che riguarda anche i lavoratori di Brindisi di Dema e Dar. Ho rappresentato che siamo ormai fuori tempo massimo quindi è urgente fare chiarezza. Vogliamo conoscere i piani industriali del gruppo di società che deve tenere insieme tutte le realtà produttive che insistono su Brindisi. Durante l’incontro abbiamo appreso che ci sono due manifestazioni d’interesse da parte di altre aziende che vorrebbero rilevare le società, e anche a riguardo vorremmo conoscere le intenzioni di Dema, se intende proseguire, dismettere o aderire alla vendita. In quest’ultimo caso vogliamo conoscere i conseguenti piani industriali delle nuove aziende acquirenti per assicurarci che il destino delle realtà produttive di Brindisi sia un tema prioritario per la salvaguardia di i tutti i posti di lavoro».

I timori dei sindacati

Nel frattempo i lavoratori ed i sindacati restano sul piede di guerra. Ancora non sanno quale sarà il loro futuro ed il fatto che due aziende siano interessate a rilevare la società non dà loro la certezza che le trattative vadano a buon fine e che gli stabilimenti brindisini restino aperti. Resta poi da chiarire, come hanno fatto notare più volte i sindacati, come mai si rinuncia a due stabilimenti brindisini giustificando la decisione della chiusura con il calo delle commesse ed al contempo si chiede ad Invitalia di avere accesso 22milioni di euro da investire sulla Campania. «Sono inaccettabili le provocazioni che continuano a giungere dal Gruppo. Quest’ultimo nonostante annuncia la chiusura degli stabilimenti nel capoluogo messapico e una riduzione degli organici anche in Campania, poi chiede di ricevere 22 milioni di finanziamenti pubblici da Invitalia per un altro investimento in Campania. A che gioco si sta giocando?», ha detto due giorni fa Antonio Macchia, segretario della Cgil, respingendo «questa politica del ricatto occupazionale messa in atto dalla Dema».

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