Droga nei palazzi delle istituzioni: il caso finisce a Roma, chiesto l'intervento del Viminale

Droga nei palazzi delle istituzioni: il caso finisce a Roma, chiesto l'intervento del Viminale
di Roberta GRASSI
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Venerdì 21 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:59

BRINDISI - La vicenda tutta brindisina del rappresentante delle istituzioni intercettato in un’inchiesta per spaccio di droga, con ruolo di presunto acquirente di cocaina, finisce sul tavolo del ministro dell’Interno. E’ stata infatti presentata una interrogazione a risposta scritta al titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, dal deputato Pd Ubaldo Pagano che ha fatto riferimento a una nota del sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi.
“In data 6 maggio 2021, il sindaco di Brindisi – ha riepilogato Pagano - ha espresso, in un comunicato ufficiale, poi condiviso sui suoi canali social, il suo rammarico per i ‘rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti’ intrattenuti da un rappresentante istituzionale che, peraltro, come si apprende da organi di stampa, risulterebbe aver ricevuto un incarico dal Governo”.
E poi ancora: “Nella stessa occasione, il sindaco, segnalando ancora una volta l’inopportunità per un uomo delle istituzioni di avere rapporti di ‘vicinanza e familiarità con quel mondo’, ha invitato a ‘una riflessione’ sulla convenienza di proseguire con l’esercizio di un incarico di rappresentanza del territorio, ‘che su questo tema non può avere dubbi o incertezze’, chiedendone le dimissioni, quali ‘unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni’. Le dimissioni non sono state rassegnate, e non ci sono state altre prese di posizione. Pagano fa riferimento specifico all’inchiesta in cui è contenuto il nome del rappresentante istituzionale, che naturalmente non è indagato non essendo un reato l’uso personale di sostanza stupefacente, cocaina in questo caso. Si tratta di una indagine condotta dai carabinieri della compagnia di Brindisi, e coordinata dalla procura, che ha portato all’arresto di nove persone. C’è anche il nome di Oronzo Lorenzo, di Brindisi, che avrebbe rifornito di sostanza stupefacente, specifica il parlamentare, “figure di spicco dell’alta società brindisina, tra cui, come emerge dalle attività di indagine, facoltosi imprenditori e lo stesso rappresentante delle istituzioni”.

Le ombre

Viene sottolineata nell’interrogazione la “familiarità tra il rappresentante istituzionale e il fornitore di sostanze stupefacenti” testimoniata “oltre che dal fatto che si rivolgessero l’un l’altro chiamandosi ‘compare’, anche dai numerosi inviti ‘a fare un bagno in piscina’ nell’abitazione di residenza del primo, come rivelano le intercettazioni”.
Infine le richieste precise indirizzate al ministro. Il deputato domanda se “alla luce dei fatti esposti, sussistano ancora i requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza richiesti per l’assunzione di importanti ruoli istituzionali e se i rapporti emersi e riportati in premessa non possano, invece, costituire elementi di condizionamento nell’esercizio della funzione”. In ultimo se il Viminale “intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per fare piena luce sulla vicenda”.

Nelle carte dell’indagine esiste un fascicolo intitolato “Le cessioni a…”, in cui è contenuto il nome del rappresentante istituzionale: ci sono 21 pagine di intercettazioni telefoniche e ambientali (effettuate sull’auto dello spacciatore) e in cui è indicato il numero di telefono cellulare dello stesso e il nome e cognome. Nell’ordinanza di custodia cautelare è scritto che i numerosissimi incontri tra lo spacciatore e i suoi sei clienti abituali “consentono di ritenere assolutamente dimostrata l’attività continuativa e abituale di spaccio al dettaglio di dosi, in numeri variabili, ma sempre non più numerose di quelle necessarie a una piccola scorta per gli acquirenti, infatti riforniti con cadenza di una o più volte alla settimana”. 

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