Brindisi, la Regione dice sì al deposito costiero di carburanti

Brindisi, la Regione dice sì al deposito costiero di carburanti
di Francesco TRINCHERA
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Domenica 31 Luglio 2022, 05:00

La Regione Puglia dice ok al deposito di carburanti “Brundisium” che sorgerà a Costa Morena, dove originariamente era posizionato uno stabilimento vitivinicolo con lo stesso nome. Il sì dell’ente di via Nazario Sauro è arrivato con una delibera di giunta del 28 luglio scorso: in attesa di conoscerne il contenuto in maniera più approfondita, con questo passaggio si è posto un ulteriore tassello in un procedimento abbastanza elaborato, che ha segnato diverse tappe nel tempo.

Le tappe

In un excursus “cronologico”, uno dei riferimenti che va più indietro nel tempo è quello del 2015 quando l’Autorità portuale di Brindisi (poi confluita nell’Autorità di sistema portuale del mar Adriatico meridionale) aveva chiesto alla società una serie di “opportuni approfondimenti tecnici” sulle “potenziali influenze in ordine all’eventuale aggravio dei rischi dovuto all’avvio del traffico di interesse dall’azienda, in relazione ai traffici di merci pericolose che già interessano il bacino di Costa Morena”. 
Proprio l’Authority, stavolta nella sua nuova veste, nel 2019 si era espressa in maniera negativa sul progetto, vedendoci un “potenziale incremento dei rischi rispetto al livello dei traffici che già impegnano il bacino di Costa Morena interessato dalla richiesta della Brundisium Spa” e un danneggiamento verso gli “aspetti programmatori portuali”. Pareri negativi erano arrivati anche da altri due enti territoriali, come il Comune e la Provincia.

I dubbi degli ambientalisti

La cronologia di questi eventi, assieme ad altre considerazioni, sono state al centro di una nota di una serie di associazione ambientaliste, non più tardi di qualche settimana fa. Tra le altre cose, i firmatari del comunicato (Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Fondazione “Tonino Di Giulio”, Italia Nostra, Legambiente, Medici per l’Ambiente, No al Carbone, No Tap/Snam Brindisi, Salute Pubblica, Wwf ) hanno evidenziato che l’area “risulta caratterizzata da una rilevante pressione ambientale, anche in ragione della presenza di numerose attività a rischio di incidente rilevante”, e per questo il richiamo andava “sulla necessità di proseguire nel percorso programmatico, illustrato dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale nel proprio parere negativo reso nel 2019, di delocalizzare i traffici di merci pericolose dal bacino portuale di Costa Morena verso il porto esterno”. 
Nel ragionamento degli ambientalisti, però, si va ad incastonare anche la principale critica mossa all’Authority, ed in particolare “il cambio del parere, da negativo a positivo, dell’Autorità di sistema portuale” del 18 febbraio dello scorso anno, che ha determinato il riavvio del procedimento. 
Per questo motivo, le associazioni si sono poste una serie di domande, a partire dal «perché è stato cambiato il parere agevolando di fatto il nulla osta del ministero della Transizione ecologica», ma anche «quali sono in realtà i disegni dell’Autorità di sistema portuale nei confronti del nostro porto”, paventando che lo scalo brindisino possa diventare “un hub per lo stoccaggio e la vendita di carburanti (gas Gpl e Gnl, benzina, gasolio eccetera)», distruggendone «la polifunzionalità storica». 

La risposta dell'Authority

Alle parole degli ambientalisti il presidente dell’ente portuale Ugo Patroni Griffi, che aveva ribadito la compatibilità dell’impianto con la transizione energetica.

L’infrastruttura, aveva specificato, «è in area privata (non un centimetro quadrato di porto viene sottratto alla polifunzionalità)». A questo si aggiunge che «i traffici incrementano» e lo stesso impianto «ha ricevuto i pareri favorevoli delle autorità competenti sotto il profilo della sicurezza e della conformità urbanistica». Oltre a questo «l’investitore si è obbligato a non interferire con i traffici esistenti: si tratta al massimo di 24 navi all’anno, con un tasso di occupazione in banchina dello zero virgola».

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