Brindisi e il rischio di «desertificazione industriale»: domani la mobilitazione dei metalmeccanici

Settore industriale in crisi
Settore industriale in crisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Giovedì 3 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:29

C’è grande interesse anche da parte delle segreterie regionali dei sindacati confederali rispetto alla ormai gravissima situazione vertenziale di Brindisi che mette il capoluogo, ma anche la provincia, a rischio di desertificazione industriale. Un allarme che le associazioni di categoria proveranno a lanciare nella manifestazione organizzata da Fim, Fiom e Uilm per domani.

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La richiesta: «Un tavolo con il prefetto»

L’idea, spiega il segretario regionale della Uil Francesco Busto, «è quella di chiedere una convocazione prefetto e con lei cerare di mettere in piedi un tavolo». L’obiettivo è, infatti, quello di coinvolgere il governo. «A parte quello che è successo negli ultimi giorni - sottolinea il segretario - nella zona industriale di Brindisi c’è stato un vero e proprio tsunami silenzioso che non è finito nelle cronache giornalistiche perché, come al solito, abbiamo sempre problemi più grossi. Però alla fine quando si perdono 81 persone alla Dcm, 20 esuberi alla Processi Speciali, 42 licenziamenti alla Cmc di Carovigno oppure Leonardo Elicotteri che oggi conta 380-400 persone ma nel frattempo ne ha persi tanti per strada, se poi si aggiunge che si sono persi centinaia di posti di lavoro negli appalti Enel di Cerano e che anche nel petrolchimico la situazione non è certamente delle più rosee, è facile fare la somma e dire che Brindisi corre il rischio di desertificazione industriale». Per Busto, dunque, «fanno bene i metalmeccanici a porre il problema.

Immagino che alla manifestazione parteciperanno anche i colleghi di altre categorie come i chimici o i lavoratori del settore dell’energia, perché nonostante i tanti accordi per Brindisi e nonostante Enel abbia dato tutta una serie di rassicurazioni, nel corso degli anni c’è stata una continua perdita di occupazione. E non c’è niente che l’abbia sostituita. Né ci sono progetti per il prossimo futuro». E sono tanti, in effetti, i settori coinvolti dalla crisi industriale: da quello chimico a quello dell’energia, che ancora non ha vissuto il suo momento peggiore. È facile prevedere, infatti, che nel momento in cui sarà conclusa la transizione energetica, altre centinaia di posti di lavoro andranno in fumo. «Tutto questo - conclude il segretario regionale della Uil - potrebbe sfociare in un problema sociale di non poco conto».

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«Al Governo chiediamo attenzione»

Il segretario regionale della Cgil Giuseppe Gesmundo, dal canto suo, esprime «pieno sostegno alla vertenza locale» mentre il segretario regionale della Cisl Antonio Castellucci sottolinea come la situazione di Brindisi non sia certamente da meno rispetto a quella tarantina. «Quella dell’ex Ilva - dice - è la madre di tutte le vertenze per l’attenzione che ha attirato dal punto di vista mediatico e per il bacino di lavoratori coinvolti ma anche perché si tratta di un grosso pezzo dello sviluppo industriale del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Per Brindisi, tuttavia, c’è altrettanta attenzione su tutte le questioni vertenziali, come dimostra l’iniziativa che si farà tra qualche giorno e le cui motivazioni la Cisl regionale condivide, ovviamente, appieno». Sia Taranto che Brindisi, sostiene Castellucci, «necessitano di avere attenzione dal governo nazionale. Sicuramente strumenti come il Cis per Brindisi e Lecce e le Zes che ormai sembrano decollare possono dare un supporto importante all’occupazione. Oggi siamo ad una svolta, perché ci sono anche le risorse del Pnrr che potrebbero dare ulteriore spinta. A livello regionale, come sindacati confederali, stiamo lavorando perché ci sia attenzione su tutto il territorio regionale da parte della Regione Puglia. Ci auguriamo che le risorse siano investite per sostenere tutti i settori produttivi, a partire dal manifatturiero fino ad arrivare a quelli coinvolti dalla transizione ambientale ed energetica e per creare opportunità ed occupazione anche per donne e giovani, contribuendo a riportare anche in termini sociali meno disuguaglianze».

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