Competenze travalicate e nuovo Prp di Brindisi «inadeguato» per il Comune ma il ministero dà l'ok

Le banchine del porto di Brindisi
Le banchine del porto di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Sabato 3 Dicembre 2022, 05:00

Nessuna modifica sostanziale rispetto alle previsioni del vecchio Piano regolatore portuale di Brindisi risalente al 1975, a parte un aumento degli specchi d’acqua chiusi con la realizzazione di colmate, ed una tendenza ad andare ben oltre le prerogative pianificatorie previste dalla legge. È una bocciatura sonora, almeno nei contenuti, nei confronti del nuovo Prp quella che approderà lunedì in consiglio comunale.

L'iter del Piano regolatore portuale

Dopo l’adozione del nuovo Piano da parte del comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale, infatti, è prevista l’espressione del parere da parte dell’assise cittadina. Nel frattempo, tuttavia, è giunto il parere positivo da parte del ministero delle Infrastrutture, che attesta la conformità del Piano al Documento di pianificazione strategica di sistema ed al Piano nazionale della logistica, nonché la corretta individuazione delle aree di interazione porto-città.

Il parere formale del consiglio comunale

In realtà, anche il parere del Comune che arriverà in aula lunedì, nonostante le critiche di merito e di metodo, non sarà comunque negativo. La proposta di delibera, infatti, prevede che il consiglio comunale esprima “parere favorevole condizionato”. In particolare, alle “prescrizioni vincolanti, tutte espresse nella relazione approvata, per le materie che la legislazione vigente affida alle competenze esclusive dell’Autorità di sistema portuale: pianificazione delle aree portuali e retro-portuali”. E inoltre alla “eliminazione integrale di tutti gli elaborati del Piano regolatore portuale concernenti la pianificazione delle aree con funzione di interazione porto-città e la pianificazione dei collegamenti infrastrutturali di ultimo miglio di tipo viario e ferroviario nonché agli attraversamenti del centro urbano rilevanti ai fini dell’operatività del porto, in quanto la redazione di detti elaborati non rientra nelle competenza dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale”.

Le critiche su metodo e merito

Il procedimento di formazione del nuovo Piano regolatore portuale dunque, si legge nella relazione del settore Urbanistica e Assetto del territorio che accompagna la proposta di delibera, non sarebbe “stato attuato secondo quanto disposto dalla legge 84 del 1994” che, ribadisce il Comune, affida all’Autorità di sistema a pianificazione esclusivamente delle aree portuali e retro-portuali. La pianificazione delle aree di interazione porto-città, ricorda invece l’ente, “è di competenza del Comune e della Regione. Per il Comune, dunque, “è mancata ogni interazione preventiva in dette materie, conforme alla procedura di legge, tra Autorità di sistema e amministrazione comunale di Brindisi”. Nel merito, poi, l’ente critica il fatto che “il Prp di Brindisi proposto è strutturato in diretta continuità con il piano portuale vigente, sostanzialmente risalente al 1975 se si eccettuano le modifiche al piano apportate nel 2006 (del resto rimaste inattuate).

Non vi sono, infatti, nel Prp proposto, innovazioni sostanziali sulle banchine di accosto e sui fondali; si confermano e si prevede di estendere, invece, le colmate nelle acque più orientali del porto esterno già programmate nel piano del 1975”.

Terminal insufficienti e colmate

Non solo. “Gli spazi a terra per gli arrivi e le partenze di persone e merci - si legge ancora nella relazione - non sono chiaramente strutturati e adeguati alle necessità tecniche e economico-sociali emerse nel mezzo secolo trascorso dal 1975; non adeguatamente fronteggiata da esplicite attenzioni del Prp è l’ormai consolidata assenza di stazioni marittime per partenza e arrivi di persone (essendo stato l’edificio originario affacciato sul mare del porto interno dismesso e destinato a uffici; essendo stata solo avviata, negli ultimi dieci anni circa, la nuova stazione marittima del porto medio; essendo il terminal recentemente acquisito nei pressi della foce di Fiume Piccolo inadatto per struttura e localizzazione; essendo stata formulata solo la proposta della stazione prevista a ridosso della diga di Punta Riso, in attacco con l’isola di Sant’Andrea; laddove, invece, un’offerta articolata di stazioni marittime per le tre parti del porto varrebbe a supportare vecchie e nuove attrattività”.
Molti degli asset peculiari del porto, sostiene inoltre il Comune, come l’infrastrutturazione ferroviaria, non sarebbero adeguatamente considerati nel Piano. Tutto questo mentre “si riduce con le colmate lo specchio d’acqua naturale del porto e si assiste alla introduzione di una significativa commistione degli usi delle banchine attuali e future (queste ultime derivanti dalle colmate) tra il trasporto marittimo e le costruzioni per industrie e depositi in tutto l’arco del porto”.

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