Carbone e nodo ristori: è scontro sulla centrale Enel di Brindisi

La centrale Federico II
La centrale Federico II
di Nicola QUARANTA
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Lunedì 12 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:12

«È paradossale che in un momento nel quale a livello globale si parla di decarbonizzazione, la Commissione europea ha varato programmi per una transizione ecologica per migliorare il clima e la qualità della vita e il governatore della Puglia Michele Emiliano si riempie la bocca di parole contro il carbone solo quando si trova a Taranto, a Brindisi torniamo all’anno zero. Il nastro si riavvolge e si torna al passato, bloccando un processo di ambientalizzazione che è destinato a rimanere sulla carta visto che la centrale dell’Enel di Cerano alla fine del 2023 produrrà a regime».

Il dibattito


È quanto afferma il consigliere regionale Luigi Caroli (Fdi), alimentando il dibattito all’indomani della ripresa della produzione del terzo gruppo della “Federico II”. 
«Completate, infatti, le manutenzioni sui tre impianti, si tornerà - rimarca Caroli - alla massima produzione, con l’attivazione di tutti i centri produttivi presenti nella centrale. Il tutto a carbone. Si torna indietro di un ventennio e sulle nostre strade rivedremo i camion carichi di carbone andare e tornare verso il porto. Con buona pace degli ambientalisti che sostengono i governi di centrosinistra a Bari come a Roma. La riconversione? Può attendere». 
Va da sé che all’interno del più ampio piano di sviluppo di energie rinnovabili e decarbonizzazione progressiva del proprio mix energetico, Enel in Italia ha avviato un processo per la chiusura degli impianti a carbone entro il 2025, in coerenza con le tempistiche previste dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima. A sostituirli saranno nuovi poli energetici integrati costituiti da impianti a fonti rinnovabili, sistemi di accumulo e, nella misura strettamente necessaria per mantenere in sicurezza il sistema elettrico italiano, impianti a gas. 
Nell’ultima asta svolta a febbraio 2022, relativa alla capacità da approvvigionare per l’anno 2024, il progetto di un nuovo impianto a gas sul territorio della centrale di Brindisi non è risultato necessario. E ad oggi, nonostante la guerra in Ucraina ed i riflessi sul mercato energetico, la strada verso l’uscita dal carbone entro il 2025 resta tracciata. E le rinnovabili rappresentano strategicamente la principale via di fuga alla quale restano ancorati i piani di Enel (anche perché ritenuta dalla società più conveniente rispetto all’archiviata ipotesi di riconversione a gas della centrale) per ridurre la dipendenza dall’estero e tutelarci da aumenti di prezzo
Ma tornando al dibattito, il punto, secondo Caroli, è anche un altro. «In questi anni, di fatto, l’Enel ha dato solo contributi una tantum per manifestazioni sportive/culturali. Oppure sponsorizzando la squadra di basket brindisina. Insomma briciole rispetto al sacrificio sopportato dal territorio sotto l’aspetto ambientale. E allora si cominci a risarcire il territorio davvero». 
E sul tavolo la proposta: «Visto che la centrale non avrà nessuna ripercussione economica, anzi da questa crisi con l’utilizzo del carbone produrrà di più e guadagnerà di più, ma facciamo in modo che i cittadini, le famiglie, risparmino di più. Comune e Provincia di Brindisi e Regione Puglia si sveglino e inizino a ipotizzare forme risarcitorie per il territorio. Si potrebbe raggiungere un accordo con l’Enel per cui le bollette energetiche dei Comuni più vicini e quindi che sopporteranno maggiormente il peso dell’inquinamento abbiano uno sconto in bolletta del 50%, per gli altri Comuni del brindisino del 20%». Sul tema della crisi energetica e dei costi interviene anche l’ex presidente della Provincia Massimo Ferrarese, che sui social è tornato ad attaccare la maggioranza di centrosinistra alla guida del Comune capoluogo ed il sindaco Riccardo Rossi.
Al netto della polemica sollevata da Caroli sulle sponsorizzazioni alle società sportive, elargite da Enel sotto forma di ristori e di cui ha beneficiato nel corso del tempo anche la società di basket di cui all’epoca era patron, Ferrarese spiega: «Chi oggi governa Brindisi condusse la dura battaglia per non far realizzare il rigassificatore alla British gas che oggi avrebbe portato alla città (e al Paese) 10 miliardi di metri cubi di gas e soprattutto 20 milioni di euro annui di royalty. Erano gli stessi che venivano costantemente a manifestare fuori e dentro la Provincia con lo striscione “No al Carbone”, creando quel brutto clima di ostilità con Enel che purtroppo convinse alcuni consiglieri a far saltare la firma delle convenzioni che avrebbero dato 5 milioni di euro annui, sempre a Brindisi. Insomma, da un lato la città negli ultimi dieci anni ha perso 250 milioni di euro, dall’altro ormai da mesi il carbone è triplicato. Insomma, certe battaglie a beneficio di telecamere e social hanno solo impoverito la città e sono servite ad ottenere, a chi le ha condotte, poltrone e stipendi insperati».
Altrettanto netto il giudizio sull’argomento del Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati: «Una lunga sequela di no, in particolare alle infrastrutture per la produzione di energia da gas e fonti rinnovabili, messa in scena per infondati motivi ambientali e paesaggistici, ci ha riportato con il carbone in casa. Amaramente. L’unica fortuna per tornare rapidamente al mondo senza carbone, tuttavia, consiste nell’ambientalismo delle leggi del mercato e con i programmi Enel di spegnimento della produzione a carbone. Infatti: allo stato non risultano modificati i programmi Enel nel processo di riconversione, né mi sembra vi sia questa intenzione, e sarà di grande aiuto l’impennata del prezzo del carbone, per cui il mercato sarà complice della prospettiva ambientalista, rendendo più conveniente la produzione da fonti rinnovabili, così com’è già oggi. Il tutto alla condizione che tacciano per sempre i no-a-tutto anche sulle rinnovabili, per ciò intendendo in particolare l’eolico offshore». Nel frattempo, occorre tamponare l’emergenza. «È urgentissimo occuparsi del caro gas e delle bollette alle stelle, consentendo il pronto esame di tutte le proposte di legge con misure rivolte a ridurre il gran peso sui bilanci delle famiglie attraverso le compensazioni del gasdotto Tap», ribadisce Amati.

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