Cassazione annulla e rimanda al Riesame l'arresto del cardiologo accusato di corruzione

Domenico Palmisano ai domiciliari dal 26 ottobre

L'ospedale Antonio Perrino di Brindisi
L'ospedale Antonio Perrino di Brindisi
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 22:06 - Ultimo aggiornamento: 22:32

Annullato con rinvio l’arresto ai domiciliari con l’accusa di corruzione nell’esercizio delle sue funzioni e di truffa alla Asl del cardiologo Domenico Palmisano, 54 anni, originario di Ceglie Messapica, recluso nella sua casa di Brindisi dal 26 ottobre dell’anno scorso.  I giudici della sesta sezione penale della Corte Suprema hanno cassato l’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Lecce (presidente Carlo Cazzella, estensore Pia Verderosa) aveva confermato il provvedimento cautelare emesso dalla giudice per le indagini preliminari Vilma Gilli su richiesta del pubblico ministero della Procura di Brindisi, Pierpaolo Montinaro. Il fascicolo torna, dunque, al Riesame di Lecce con le indicazioni riportate nelle motivazioni attese nei prossimi dieci giorni, dopo il dispositivo depositato ieri sera. 

Processo in corso

Intanto nulla cambia per il dottore Palmisano in merito alla sua libertà personale.

Anche se è plausibile che gli avvocati difensori Roberto Cavalera e Vito Epifani dopo avere visto accolte le loro tesi dalla Cassazione chiederanno la revoca della misura ai domiciliari ai giudici della sezione penale del Tribunale di Brindisi (presidente Maurizio Saso, a latere Adriana Almiento e Simone Orazio) titolari del processo in corso nell’aula Metrangolo che ha visto accolta la richiesta di costituzione di parte civile della Asl e che vede imputati anche Massimo Gabriele, 53 anni, di Bari, amministratore della Medical Solution Tecnology; Domenico Brunetti, 56 anni, di Mola di Bari, titolare della De Med. Andrea Tantalo, 47 anni, di Matera, socio della New Medical Solution; e Davide Lazazzara, 46 anni, di Acquaviva Delle Fonti, titolare dell’omonima impresa.

Il pg della Cassazione: rigetto

Intanto in Cassazione se il sostituto procuratore generale ha chiesto il rigetto del ricorso della difesa, gli avvocati del medico in servizio nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Antonio Perrino fino all’arresto di fine ottobre hanno affidato le loro ragioni a cinque punti per sostenere la mancanza di indizi sul patto corruttivo che il dottore Palmisano avrebbe stretto - questa l’accusa - con i quattro coimputati per impiantare gli stent coronarici ed i palloncini medicati forniti da loro, in cambio di denaro, un orologio Rolex Daytona, bottiglie di vini e spumanti pregiati: primo, la mancata prova dell’accordo illecito; secondo, la complessità ed il numero degli interventi eseguiti dal dottore Palmisano; terzo, il parere sull’osservanza delle linee guida della Asl, fornito dai loro consulenti; quarto, la mancata prova del trasferimento del denaro e che Palmisano abbia ricevuto un Rolex; e quinto, la mancata prova dell’acquisto e della consegna delle bottiglie.

Riesame nuova udienza

Il Tribunale del Riesame di Lecce dovrà fissare una nuova udienza per valutare il caso tenendo conto delle indicazioni dell’ordinanza della Cassazione. In un passaggio delle motivazioni che avallarono l’accusa si sosteneva la presenza di gravi indizi sul patto corruttivo che il medico avrebbe stretto con i fornitori: «Aveva un rapporto privilegiato con alcuni fornitori ai quali rendicontava il quantitativo di dispositivi impiantati e ordinava quelli necessari. Indicandone tutte le disposizioni che regolavano gli acquisti di presidi medici. Inoltre è emerso anche che Palmisano ordinava stent e palloni, in cambio di denaro o altra utilità, direttamente ai fornitori, i quali avevano rapporti esclusivi con l’odierno ricorrente e non con altri medici».
Conclusioni che potrebbero essere riviste, alla luce della decisione della Cassazione.
Vale ad ogni modo la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio.

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