Amministrative, critiche nel Pd: «E ora decadono tutti quanti i segretari locali e provinciali»

Amministrative, critiche nel Pd: «E ora decadono tutti quanti i segretari locali e provinciali»
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 9 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:21
Il Partito Democratico deve cambiare pelle, anche a livello cittadino e provinciale, lasciandosi alle spalle le spartizioni tra correnti, l’allontanamento dalla base e anche, possibilmente, le decisioni in vista delle prossime elezioni amministrative.
A sostenerlo è Antonio Elefante ex consigliere comunale ed ex segretario cittadino, nonché candidato “meteora” per il ruolo di segretario provinciale del Pd, escluso per problemi burocratici nella presentazione della candidatura.
«Se facessimo - esordisce - solo un’analisi numerica del voto faremmo un grande errore, quello di circoscrivere la realtà in una prospettiva ristretta mentre la realtà è molto più grande. Per questo, più che analizzare il risultato, sarebbe il caso di comprenderne le cause e di trovare le opportune soluzioni».
Innanzitutto, sottolinea, «bisogna dire che ha vinto la politica impostata sui venditori di sogni, su chi specula sulle paure altrui, cioè i 5 Stelle e Salvini. Gli sconfitti, invece, sono il centrodestra di Berlusconi e l’intero centrosinistra, tutto. Quest’ultimo non è stato bocciato per le promesse non fatte ma per le politiche messe in atto in questi anni. Gli italiani hanno bocciato tutti i rappresentanti politici nazionali e regionali dei partiti che rappresentano la politica italiana dal 1994 in poi. antirenziani compresi».
E qui si arriva al fronte locale ed ai problemi del Pd di Brindisi. «Una delle tante maledizioni del Partito Democratico a livello locale - l’ex segretario cittadino spiega il suo punto di vista - è stata quella di non avere mai voluto investire su una classe dirigente capace della città di Brindisi. È bastata una novità elettorale come Rosy Barretta, una persona nuova, perbene, per ottenere un dato controcorrente rispetto a quello nazionale: al Senato abbiamo preso di più che alla Camera (4.972 voti e l’11,37 per cento contro 5.594 voti e il 13,89 per cento, ndr). È bastata lei per dare impulso al nostro partito. Non devo fare la storia degli ultimi 25 anni ma nessuno ricorda un rappresentante che abbia lasciato una traccia positiva del proprio operato in città».
 
Qualcuno, dunque, deve prendersi le proprie responsabilità, proprio come prevede lo Statuto del Pd. «Quando - sottolinea Elefante - il segretario nazionale di dimette, decadono tutte le cariche nazionali, regionali, provinciali e cittadine, come è giusto che sia. Diciamo che io non ho aspettato il risultato per fare un’analisi giusta e conveniente, per muovere le mie critiche. Ho sempre detto e continuo ad asserire che il partito è stato danneggiato dalla logica delle tre correnti, grazie alla quale le spartizioni avvenivano in maniera matematica e non politica e grazie alla quale i governatori regionali lanciavano “opa” sul partito. Per non parlare dell’ultimo congresso farsa, che ha dato un’immagine fasulla del partito. Nelle primarie ha votato gente che nel partito non c’è mai stata, non ci verrà mai e nel frattempo è andata anche in altri partiti. Quella è una suddivisione del Pd fantastica, non veritiera». Proprio la divisione in correnti, per l’ex consigliere comunale, «ha distrutto il partito: erano tutti facce della stessa medaglia ma ora con le dimissioni di Renzi decadono tutti».
E meglio ci si sarebbe potuti muovere, secondo Elefante, anche in preparazione delle prossime elezioni amministrative, che vedono il Pd in coalizione con Liberi e Uguali e Brindisi Bene Comune a sostegno della candidatura a sindaco di Riccardo Rossi. «Non voglio entrare merito - dice - ma nel metodo la scelta è stata inusuale per la tempistica. Ogni decisione politica è figlia del momento. E se il momento politico imminente erano le politiche, bisognava muoversi tenendolo ben presente. Questo non significa mettere in discussione le scelte che si sono fatte e che si sarebbero potute fare anche dopo. Così, però, si è persa la possibilità di poter guadagnare un vantaggio e questo non giova neanche a Riccardo Rossi. Io sono d’accordissimo con la coalizione che è stata costruita, è quella la risposta politica di cui la città ha bisogno. Si è bruciata qualche tappa mentre si poteva fare un accordo di massima da definire nei dettagli dopo il 4. Magari capendo se c’erano le condizioni per allargare il discorso ad altri e far nascere nuovi soggetti politici ancora inesistenti, provando a non rimanere solo quelli con i quali il discorso è iniziato. Sarebbe stata, lo ripeto, una garanzia in più per Riccardo Rossi».
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