"Città sotto ricatto": nuove accuse dopo la denuncia di Ferrarese

Una seduta dell'ex consiglio comunale
Una seduta dell'ex consiglio comunale
di Massimiliano IAIA
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Sabato 10 Giugno 2017, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 12:46
La denuncia pubblica di Massimo Ferrarese, che annunciando il suo addio alla politica ha spiegato di aver subìto continui ricatti, sta facendo delineare uno scenario velenoso delle ultime settimane all’interno dell’Amministrazione guidata da Angela Carluccio e caduta con le dimissioni di 17 consiglieri comunali.
Tra questi, c’era il consigliere Umberto Ribezzi, che dopo aver fatto parte della maggioranza, si era staccato dai “Democratici e socialisti” e si era dichiarato indipendente. E, dopo le dichiarazioni di Ferrarese, è proprio Ribezzi ad essere indicato dall’ex maggioranza come colui che avrebbe attuato un pressing asfissiante nei confronti dell’ex presidente della Provincia. «Ribezzi gli ha più volte chiesto un posto di lavoro per la moglie, e per un mese e mezzo ha tormentato anche me affinché potessi fare da mediatore, vista la mia vicinanza con Ferrarese», sono le parole del coordinatore cittadino di Noi Centro, Toni Muccio, che oltretutto in un recente post su Facebook, aveva scritto: “Riguardo ai “ricatti”, politici e non, subiti in questi mesi dove più di qualcuno, sciacalli in particolare invitano alla denuncia, vi anticipo che stiamo valutando in che modo procedere, considerati i vari “scritti e testimonianze” che abbiamo avuto la premura di conservare”. Raggiunto al telefono, Muccio offre elementi circostanziati e spiega: «Alla fine di febbraio, Ribezzi si è recato nell’ufficio di Ferrarese accompagnato dall’allora assessore Salvatore Brigante per chiedergli un posto di lavoro per la moglie».

Ribezzi smentisce: «Non ho mai chiesto nulla a Ferrarese, tra l’altro non lo sento da gennaio. Mia moglie prende il sussidio di disoccupazione, non ho bisogno di nulla, l’idea di far cadere l’Amministrazione Carluccio è stata una scelta politica». Ribezzi ricorda di essere stato invece minacciato nei giorni delle dimissioni, e di aver presentato denuncia alla Digos per essere stato avvicinato da una persona - alla stampa preferisce non fare il nome - che gli avrebbe detto di essere pronto a “spaccargli la testa”.

La versione di Muccio è comunque confermata da Brigante, che ammette di aver accompagnato Ribezzi nello studio dell’imprenditore: «È vero, ma in quell’occasione era stato Ribezzi a chiedermi di accompagnarlo da Ferrarese perché aveva bisogno di un aiuto per motivi personali. Ma non avrei immaginato che Ribezzi, che era un componente della maggioranza, arrivasse a chiedere un posto di lavoro per la moglie. Infatti rimasi sbigottito, successivamente mi scusai con Ferrarese perché io ero assolutamente all’oscuro delle richieste che avrebbe rivolto Ribezzi. Successivamente, tra l’altro, presentai le dimissioni e alla stampa rilasciai dichiarazioni per indicare alla gente di stare attenta alle persone da scegliere al momento del voto».

Sul fronte politico, e anche da diversi esponenti dell’opposizione, nei giorni scorsi erano partiti inviti a Ferrarese affinché denunciasse anche agli organi competenti gli eventuali ricatti subiti. Ma, intanto, è proprio sul rischio di una città basata sui ricatti che si concentra il dibattito di questi giorni.


 
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