Ucciso dopo il furto per avere fatto i nomi dei complici: un arresto per l'omicidio del 19enne

Il luogo dell'omicidio
Il luogo dell'omicidio
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Lunedì 27 Giugno 2022, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:17

Ad oltre due anni dall'omicidio del 19enne brindisino Giampiero Carvone, avvenuto in città nel rione Perrino il 10 settembre 2019, le indagini condotte dal pubblico ministero Carmen Ruggiero della Procura della Repubblica di Lecce - Direzione distrettuale antimafia - con  gli investigatori della Squadra Mobile di Brindisi, hanno individuato il presunto responsabile in Giuseppe Ferrarese, 26 anni, del posto, sottoposto già alla misura degli arresti domiciliari.

Un colpo alla nuca

Carvone fu ammazzato da una pallottola che lo centrò alla nuca.

Era davanti alla sua casa di via Tevere. Furono sparati cinque colpi, uno lo raggiunse alla testa. Lo soccorse il padre che disse poi agli agenti della Squadra mobile che il figlio aveva subito minacce.

Il furto dell'auto

Grazie anche al contributo di alcuni collaboratori di giustizia, sono stati raccolti, una serie di indizi avallati dall'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indaini preliminari del Trbunale di Lecce, Giulia Proto.  Il movente è stato individuato nel furto di auto appartenente ad  brindisino legato da rapporti di parentela ad un noto esponente della criminalità locale. L'omicidio sarebbe stato eseguito dopo che il furto scatenò una serie di reazioni violente consumate il pomeriggio precedente, che portarono all'arresto dei responsabili in esecuzione di due distinti provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Brindisi e che indirizzarono l'attività investigativa verso quello che pareva essere il movente dell'omicidio: il furto dell'autovettura.

Lo “sgarro"

In realtà le indagini imponeva spostarono l'attenzione dalla criminalità comune alla criminalità organizata, gestita quest'ultima da codici non scritti ma ben noti a tutti i consociati che sono obbligati ad osservarli. L'omicidio di Gianpiero Carvone non è stato, infatti, determinato dalla reazione diretta al furto dell'auto - ritengono gli inquirenti -  ma punizione di uno "sgarro" del povero Gianpiero, che probabilmente in ragione della giovane età non era riuscito ancora ad assimilare i contenuti del codice di comportamento mafioso, nei confronti dei suoi stessi amici e forse anche correi.

Punito per avere parlato

Giampiero Carvone venne punito in puro stile mafioso per non avere coperto, secondo uno dei principi cardine della codicistica criminale, quello dell'omertà. A questo proposito scrive la giudice Proto che «... il ragazzo è stato ucciso per porre fine ad una situazione "scomoda " che per l’autore dell’'omicidio poteva trovare soluzione solo con l’eliminazione fisica del giovane Carvone, definito come esuberante e, in quanto tale, non gradito negli ambienti malavitosi nei quali, nonostante tutto, era inserito». Prosegue l'ordinanza affermando che: «Giampiero Carvone muore a causa di un furto d’auto e del successivo danneggiamento della stessa dovuto ad un sinistro stradale, furto perpetrato in danno di persone “sbagliate”; ma muore fondamentalmente per avere fatto “ l’infame”, avendo riferito ad un uomo di spessore , assai temuto, i nomi dei suoi complici nel furto, tra cui proprio l’'odierno indagato. L'assurdità dell'omicidio dell'appena diciannovenne è evidente se si consideri che, in una città dove i furti d'auto si contano a decine, il motivo che origina l'episodio delittuoso sia proprio da ricercare in un fatto reato talmente diffuso da non preoccupare più nessuno, o meglio, da preoccupare solo chi, inserito in organizzazioni criminali, è tenuto al rispetto e ad essere rispettato in quanto mafioso e il “ rispetto” è imposto ad ogni sodale o ad ogni “ promesso” quale risultava essere Giampiero Carvone».

Collaboratori di giustizia

Ritornando all'attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile la stessa è consistita nel ricostruire, tramite le dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti, gli ultimi momenti di vita del Carvone e quanto accaduto nel pomeriggio precedente l'omicidio. Sono quindi stati posti in risalto i contrasti nei contributi dichiarativi e gli stessi evidenziati alla Procura distrettuale che, confrontati gli stessi con quanto dichiarato da collaboratori di giustizia, li sottoponeva alla valutazione della gip, unitamente al elementi di prova successivamente emersi nel corso delle indagini, che si determinava ad emettere il provvedimento notificato oggi.

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