Boom di separazioni e divorzi
Le coppie che “scoppiano” sono più di mille ogni anno

Boom di separazioni e divorzi Le coppie che “scoppiano” sono più di mille ogni anno
di Roberta GRASSI
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Lunedì 23 Ottobre 2017, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 11:36
Coppie che scoppiano: il trend è in aumento, a giudicare dal numero di cause di separazione che vengono avviate ogni anno. I dati parlano chiaro, ormai la formula “finché morte non ci separi” non è più così perentoria come lo era un tempo. I matrimoni finiscono, accade molto più spesso di quanto si possa pensare. La separazione, il divorzio non rientrano più nel novero dei casi eccezionali, costituiscono uno snodo in cui la famiglia cambia aspetto.
Di dati sul numero di separazioni e divorzi gestiti dalla sezione Famiglia del Tribunale di Brindisi, quindi riguardanti tutta la provincia, si è parlato nel corso di un convegno che si è tenuto al Palazzo Granafei Nervegna, a Brindisi, lo scorso 19 ottobre: “La mediazione familiare, lo stato dell’arte”. I procedimenti iscritti nell’anno 2017 (il dato è aggiornato al 19 ottobre) sono 840. Di questi 266 sono separazioni consensuali, 228 sono separazioni giudiziali, 158 i divorzi congiunti e 188 i divorzi contenziosi. Il dato è parziale, rispetto all’intero anno solare: mancano naturalmente i numeri per i mesi di novembre e dicembre.
Nell’anno precedente il totale di nuovi procedimenti iscritti era pari a 1.113 (336 separazioni consensuali, 321 giudiziali, 187 divorzi congiunti, 289 giudiziali). Nel 2015, invece 1006 (328 separazioni consensuali, 302 giudiziali, 170 divorzi consensuali e 206 consensuali). La media degli ultimi tre anni oscilla fra gli 80 e i 90 “addii” ogni mese. Si parla dell’intera provincia di Brindisi e vanno esclusi dal novero i divorzi cosiddetti “brevi” che, al momento, non risultano avere un grosso impatto sui dati: sono una cinquantina infatti le negoziazioni assistite nel 2017: la scorciatoia che consente di accelerare i tempi recandosi addirittura in Comune, quando non ci sono figli minori, o in Tribunale ma con procedure molto più rapide, nel caso in cui invece ci siano bambini, non sembra essere al momento la prediletta dalle coppie che intendono rompere formalmente il proprio legame. C’è poi da considerare, per quel che riguarda l’anno in corso, la novità apportata dalle unioni civili che sostituiscono le nozze per coloro che prediligono la convivenza registrata al vincolo matrimoniale.
 
Le pendenze, pure, danno contezza di un carico piuttosto rilevante per i giudici della sezione famiglia: al momento ci sono 930 cause pendenti. Nel 2016 ce n’erano 950, nel 2015 erano 879.
Al di là della situazione che viene rappresentata dalle cifre, vi sono innumerevoli criticità da affrontare. Se si sottrae dal conto il numero di separazioni consensuali, per il resto si tratta di piccoli drammi personali dai mille risvolti, di un passaggio di fase molto delicato contraddistinto da liti, battaglie, rivendicazioni che riguardano la gestione ordinaria e principalmente questioni legate al mantenimento dei figli e dell’ex coniuge.
Diverse sono le figure a cui spetta il compito di risanare fratture e di riportare in una condizione di dialogo, situazioni spesso degenerate. Storie di cui si è parlato a lungo, nel pomeriggio di giovedì, nella sala dell’Università strapiena di partecipanti al convegno organizzato dall’Aimef, l’associazione italiana di mediatori familiari, figure che operano anche nei centri per la Famiglia dei diversi enti municipali e alle quali i Tribunali possono fare riferimento in caso di contese difficilmente conciliabili, per lo meno in un’aula di giustizia.
Il percorso di mediazione prevede incontri “riservati”, tutelati da una riservatezza estrema, a volte indispensabili per giungere a un accordo durante una separazione turbolenta: si tratta di uno step che viene previsto sempre più spesso nei diversi procedimenti e che non di rado produce effetti positivi, aiuta ad attraversare la tempesta. Quella tempesta che segna la fine di un legame personale, ma la prosecuzione di un percorso di genitorialità “condivisa”.
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