Bonnie e Clyde all’italiana: per lui 19 anni, lei assolta

Bonnie e Clyde all’italiana: per lui 19 anni, lei assolta
di Roberta GRASSI
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Giovedì 16 Gennaio 2020, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 21:46
Diciannove anni di reclusione più due di colonia agricola per lui, assolta lei. Finisce così la vicenda degli ultimi presunti “Bonny&Clyde” su cui si erano concentrate le indagini della polizia di Ostuni.
Matteo Lacorte è stato condannato per due tentati omicidi e un ferimento mentre la moglie, Donatella Giuseppa Carparelli, è stata ritenuta estranea alle ipotesi contestate.

Nel 2017 l’arresto di Lacorte, mentre la moglie era indagata a piede libero, assumendo sin dal principio una posizione meno rilevante. I fatti contestati erano avvenuti a distanza di anni: il primo nel 2006, in contrada Padolecchia, lungo la provinciale che collega Ostuni a Martina Franca. Secondo le indagini degli inquirenti l’uomo aveva ferito lo zio materno con alcuni colpi di fucile calibro 12.
L’altro fatto invece è datato 11 maggio 2011, quando all’interno di un mercatino rionale in pieno centro, un uomo con il capo coperto da un casco nero integrale, in mezzo alla folla, si avvicinò ad una bancarella ed esplose almeno tre colpi di pistola contro un giovane fruttivendolo. L’allora 23enne Simone Greco fu ferito in varie parti del colpo e soccorso dai medici dell’ospedale di Ostuni. Un tentato omicidio – secondo l’ipotesi investigativa - che sarebbe scaturito da un movente di natura passionale e sarebbe stato riconducibile ad un ipotizzato (da Lacorte) tradimento da parte della moglie, avvenuto mentre lui era in carcere. Accecato dalla gelosia l’uomo avrebbe affrontato così il suo rivale in amore. Senza farsi scrupoli di nessun genere, per altro, avrebbe pianificato il tutto giorni prima.
E così nonostante il mercato fosse ancora pieno di gente, il 41enne sarebbe entrato in azione colpendo Greco più volte, utilizzando una pistola a tamburo calibro 38. 
All’alba del 26 giugno 2011, Lacorte venne catturato. Alle accuse si aggiunse anche l’accoltellamento di un ospite della comunità Airone Onlus di Lecce dove l’imputato stava seguendo un programma terapeutico. 
Il processo di primo grado si è concluso con sedici capi di imputazione, formulati a seguito di una indagine fondata su circa 50 ore di intercettazioni telefoniche tra cui una, la più rilevante per l’accusa, avvenuta nella sala colloqui del carcere di Borgo San Nicola tra Matteo Lacorte e la moglie in cui si fece riferimento esplicito a Bonnie e Clyde e alla loro vicenda che risale agli anni trenta del Novecento. 
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