Bomba, bonifica in tre fasi: 40 chili di tritolo bloccati dal robot. Le differenze con il “caso Torino” e il rischio esplosione

Bomba, bonifica in tre fasi: 40 chili di tritolo bloccati dal robot. Le differenze con il “caso Torino” e il rischio esplosione
di Lucia PEZZUTO
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Sabato 14 Dicembre 2019, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 12:22

L'ordigno bellico rinvenuto nei pressi dell'Andromeda di Brindisi è una bomba d'aereo modello MK V SAP 500 libbre di nazionalità inglese del secondo conflitto mondiale, che a distanza di 78 anni, ha conservato il suo potenziale esplosivo e solo per un caso fortuito non è deflagrata lo scorso 2 novembre quando l'escavatrice della ditta Cogeir srl, che stava svolgendo i lavori di ampliamento del maxi cinema, l'ha inavvertitamente urtata.

Il disinnesco sarà effettuato dagli artificieri della Brigata meccanizzata Pinerolo 11^ Reggimento Genio Guastatori di Foggia, un organo delle Forze Armate preposto alla bonifica del territorio nazionale da ordigni esplosivi residuati bellici, con competenza nelle regioni Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Province di Chieti e Pescara. L'ordigno ha un peso di 226,80, con all'interno un esplosivo di caricamento di 40,87 chili di tritolo e benché abbia un potenziale di gran lunga inferiore a quello rinvenuto qualche settimana fa a Torino, per il quale sono state evacuate solo 10mila persone, un quinto rispetto a quelle che saranno evacuate domenica a Brindisi, si presenta con un grado di rischio molto più alto.
 



Stando a quanto dichiarato dal colonnello Simone Gatto, che domani coordinerà le operazioni di disinnesco, la pericolosità della bomba è data da diversi fattori quali l'umidità, il posizionamento nel terreno, lo stato di degrado dell'involucro che contiene l'esplosivo e gli eventuali danni subiti nel tempo.
«Ogni ordigno ha una storia, gli ordigni possono essere simili e dipende dal loro posizionamento, dalla carica, dal rapporto massa ferrosa, dal tritolo che ha dentro e dai congegni di attivazione, dalle spolette di coda, se è un ordigno che si trova in superficie o no, dal grado di umidità - aveva detto il colonnello Gatto in uno degli ultimi vertici per la Sicurezza in Prefettura a Brindisi-. Sono tutti fattori che vengono analizzati per poter verificare la pericolosità dello stesso. In questo caso ci troviamo di fronte ad un ordigno da 500 libbre con un congegno di attivazione danneggiato, abbiamo una corona sferica che è molto danneggiata e che è molto vicina al pistol ovvero al pulsante di attivazione. Basterebbe un solo micro contatto per poter azionare il congegno di attivazione. È questa la pericolosità intrinseca di questo ordigno. Quindi noi dobbiamo agire con la massima cautela per assicurare la massima sicurezza a tutta la cittadinanza. E le procedure in questo caso individuano un raggio di sgombero di 1617 metri». Le operazioni di neutralizzazione della bomba e della conseguente rimozione sono partite già questa mattina con una serie di interventi finalizzati a mettere in sicurezza anche gli stessi artificieri che poi andranno ad operare domani mattina.

Di fatto il disinnesco si svolge in tre fasi. La prima fase, per l'appunto questa mattina quando gli artificieri effettueranno delle operazioni di rafforzamento del sistema intorno all'ordigno stesso in modo tale da dare un barricamento agli operatori.
Nella giornata di domani ci sarà, invece, l'operazione di despolettamento vero e proprio e il trasporto in cava. Mentre nella giornata di lunedì ci si occuperà del brillamento. La fase di spolettamento vero e proprio dovrebbe durare circa due ore. Ci sarà prima un approccio con un robot, dopo di ché con un sistema comandato a distanza con una chiave a raso verrà despolettato, a quel punto l'ordigno sarà stato neutralizzato e potrà essere trasportato nella cava per farlo brillare. L'ordigno sarà portato in una cava di sabbia che si trova in una zona tra Oria e Brindisi. Si tratta di una cava privata nei pressi di Autigno. La bomba è un ordigno a frammentazione per questo è necessaria la sabbia. Gli artificieri hanno ritenuto di dover applicare il Protocollo Nato calcolando la distanza necessaria affichè la popolazione fosse in sicurezza, da qui la decisione di far evacuare la zona nel raggio di 1617 metri.

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