Estorsioni agli imprenditori e gestione dei parcheggi: blitz contro un clan della Scu/ I nomi

Estorsioni agli imprenditori e gestione dei parcheggi: blitz contro un clan della Scu/ I nomi
di Roberta GRASSI
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Venerdì 25 Settembre 2020, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 20:00

Si sarebbero dedicati alle estorsioni nei confronti degli imprenditori agricoli, nel settore della produzione del grano, al fine di calmierare i prezzi, alla gestione “abusiva” di parcheggi nei pressi dell'ospedale e anche al sostentamento dei detenuti i presunti appartenenti al sodalizio criminale di tipo mafioso arrestati oggi dalla Squadra mobile di Brindisi. In tutto sono 19 le persone indagate: per 8 è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per 5 l'obbligo di firma. I reati contestati a vario titolo l'associazione mafiosa ed estorsione, in alcuni casi con l'aggravante di aver utilizzato metodi mafiosi. In carcere sono finiti Giovanni Donatiello, 59 anni; Francesco Campana, 47; Enrico Colucci, 66; Angelo Pagliara, 57; Teodoro Valenti, 47; Cesario Monteforte, 54; Alessandra Di Lauro, 54; Antonio Signorile, 50. Obbligo di firma per Riza Mara, 31; Giuseppe Monteforte, 34; Lucia Monteforte, 52; Simone Sperti, 23; Marco Sperti, 33. 
 

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Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce ed eseguite dalla polizia, al vertice del gruppo ci sarebbero stati due boss della Sacra corona unita, esponenti della vecchia guardia: Francesco Campana, boss storico legato alla frangia dei tuturanesi, tuttora detenuto in regime di 41bis a Opera, e Giovanni Donatiello, mesagnese, in passato ritenuto il braccio destro del fondatore della Scu Pino Rogoli, tornato in libertà nel 2018 dopo aver scontato un ergastolo commutato in trent'anni di carcere per mafia e quale mandante di alcuni omicidi. Una volta scarcerato, avrebbe mantenuto un ruolo di leadership, approfittando di una maggiore libertà di movimento rispetto a Campana. Vi sarebbe stato un preciso ordine gerarchico e compiti ben delineati. 

Attraverso una rete di referenti sul territorio, e in alcuni casi con il supporto delle donne dei clan, tra cui anche di Lucia Monteforte, moglie di Campana, sottoposta all'obbligo di firma per aver “occasionalmente” veicolato informazioni all'interno del carcere, la cellula Scu avrebbe mantenuto il controllo sulle attività illecite, principalmente nella città di Brindisi, ma anche nei paesi limitrofi. Nell'elenco degli episodi su cui si sono concentrate le indagini, c'è anche un attentato dinamitardo a un bar e un pestaggio avvenuto di giorno in pieno centro.

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