Marina militare a Capo Bianco: industriali contro il “no a tutto” ma i commercianti sono divisi

Il tratto di lungomare di competenza della Marina militare
Il tratto di lungomare di competenza della Marina militare
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 2 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:36

«Dopo 20 anni, in questa città si discute ancora di quale possa essere il migliore utilizzo dell’area di Capo Bianco. Nel frattempo il mondo attorno a noi avanza e ci sopravanza nella partita quotidiana della competitività; sono le leggi del mercato». Torna all’attacco il presidente di Confindustria Brindisi Gabriele Menotti Lippolis, che mentre si scatena il dibattito sullo spostamento della base navale della Marina militare parla di occasione persa per quanto riguarda il rigassificatore e di un porto «reso inagibile» da «una serie di esposti e di pareri tecnici che poi sono sfociati nel nulla».

Gli industriali e la “minoranza chiassosa”

Dopo tutto questo, incalza, «i professionisti del “no”, che in questa città sono una minoranza molto chiassosa, provano a sabotare, fuori tempo massimo, le nuove prospettive di sviluppo che faticosamente Autorità portuale, Confindustria, operatori portuali e la Brindisi produttiva tutta stanno provando ad alimentare sfruttando le straordinarie potenzialità dell’area di Capo Bianco». Confindustria, sottolinea il suo presidente, «non sarà mai connivente di queste politiche decresciste che alimentano la povertà e confinano le persone in uno stato di dipendenza cronica dal sussidio statale». L’associazione al contrario, garantisce, sarà «sempre dalla parte di chi vuole risollevare il nostro territorio». Nel caso specifico, operatori portuali e Authority, il cui obiettivo è quello di infrastrutturare Capo Bianco per sfruttare lo status di Zona franca doganale inerclusa, all’interno della Zes, per fare crescere i traffici portuali. «Ora, vogliamo davvero rinunciare - chiede Lippolis - all’ultima possibilità di sviluppare seriamente nuovi traffici, economie e posti di lavoro nell’unica area portuale dove è possibile svilupparli, grazie agli ampi spazi in banchina ed alla collocazione che rende quella zona meno soggetta a vincoli quali quelli fissati dal cono d’atterraggio?».

Il futuro del porto

Poi, un lungo riferimento sul ruolo e sulla crescita dell’import-export via mare che per uno studio di Srp avrebbe rappresentato la «rivincita degli scali meridionali». In tutto questo, si chiede il numero uno degli industriali brindisini, «noi che partita vogliamo giocare? Quella giocata negli ultimi venti anni, ai margini di tutto mentre gli altri si attrezzano e crescono, intenti a farci la guerra uno contro l’altro e ad affogare tra i veleni dei veti incrociati? Vogliamo proseguire nel gioco del sabotaggio, del non-si-puotismo e ben-altro-luoghismo che continua a far perdere tempo prezioso all’Autorità portuale nella realizzazione di opere di vitale importanza?». Poi, Lippolis ricorda che per l’espansione della Marina, con le nuove unità impossibilitate ad entrare nel porto interno, «è stata già messa a disposizione dall’ente portuale, in accordo con i vertici stessi della Marina, la nuova colmata di Costa Morena Est, tanto da recepire questo accordo nella bozza del nuovo Piano regolatore Portuale».

Si è già visto, conclude il presidente di Confindustria, «a cosa portano le politiche del “no” in questa città. Il “no” al rigassificatore ha privato la città di nuove ricchezze e occasioni. Allo stesso modo il “no” alla realizzazione delle opere previste a Capo Bianco creerà, tra le varie conseguenze negative, difficoltà probabilmente insormontabili per quella che gli ambientalisti stessi hanno presentato come una grande occasione per il territorio, ovvero l’assemblaggio e la costruzione delle pale eoliche».

Confcommercio “smentisce” Confesercenti

A differenza di Confesercenti, che ritiene la liberazione dell’area oggi occupata dalla Marina una grande occasione di sviluppo commerciale e turistico per la città, per la presidente di Confcommercio Anna Rita Montanaro «la realizzazione di nuove banchine e di nuovi piazzali retroportuali nella colmata di Capo Bianco rappresenta, come giustamente sostenuto dagli operatori portuali, una straordinaria opportunità per attrarre nuovi traffici, proprio grazie ad un potenziamento infrastrutturale di uno scalo collocato in una posizione strategica nello scacchiere del Mediterraneo. Una crescita dell’economia del mare, tra l’altro, determinerebbe condizioni di sviluppo dell’intera comunità brindisina ed in questo contesto è evidente che il commercio ne trarrebbe indubbi benefici».
La stessa presenza della Marina militare nel Castello Svevo e nel Seno di Ponente, conclude, «ha consentito nei decenni di preservare un segno così importante della storia di questa città (rendendolo poi fruibile a tutti) e quindi non trovo sensato lo spostamento della base militare nel porto esterno. Certo, si potranno verificare le condizioni perché la nostra forza armata di mare possa avere bisogno di altre banchine per ospitare navi più grandi, ma sono certo che si tratta di una eventualità che dovrà essere considerata nel momento opportuno, senza per questo pregiudicare nuovi traffici portuali e quindi condizioni di maggiore benessere per l’intera comunità brindisina».

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