Auto rubate e "ripulite" con documenti clonati: due arresti

Auto rubate e "ripulite" con documenti clonati: due arresti
di Michele Iurlaro
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Giovedì 15 Aprile 2021, 11:26 - Ultimo aggiornamento: 11:30

Avrebbero “riciclato” sul mercato auto rubate, “ripulendole” con nuovi telai “clonati” da altri veicoli, i cui proprietari erano all’oscuro di tutto. A finire nei guai, tra San Pancrazio, Tuturano (in provincia di Brindisi) e la provincia di Taranto, sono tre persone, indagate nell’ambito dell’operazione “Clean Car”, coordinata dalla Procura di Brindisi ed avviata dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, certi di aver scoperto una sorta di mercato clandestino e illegale di auto, attivo nel sud Italia.

L'inchiesta

Le ordinanze, firmate dal Gip del Tribunale di Brindisi Maurizio Saso su richiesta del sostituto procuratore Francesco Carluccio, sono state notificate  a carico di 3 soggetti: uno in carcere, un altro ai domiciliari e un terzo destinatario di obbligo di dimora. Le ipotesi di reato a carico degli indagati sono di riciclaggio e ricettazione in concorso, truffa, uso di atto falso in relazione alla falsità materiale commessa da privato e da pubblico ufficiale in atti pubblici, possesso e fabbricazione di documenti d’identificazione falsi. L’indagine dei militari del Nucleo operativo radiomobile, al comando del capitano della compagnia Gianluca Cipolletta, sono partite a settembre del 2018 dopo la denuncia sporta da una donna che, in caserma, raccontò di aver scoperto per puro caso come la sua auto risultasse intestata ad una terza persona. Una vera stranezza, visto che, all’Arma, la donna spiegò come lei non avesse venduto il suo veicolo a nessuno, né di conoscere il “nuovo” proprietario del mezzo.

I "cloni"

Non fu l’unica anomalia. Le successive indagini, permisero di accertare come, effettivamente, sul territorio nazionale quell’auto, o meglio: un suo “clone” circolasse effettivamente. Un’auto identica in tutto e per tutto all’originale, per modello, colore, ma anche telaio e targa. Ovviamente, si trattava di una sorta di contraffazione, visto che la carta di circolazione del mezzo faceva parte di un intero stock di carte in bianco provento di furto avvenuto nel 2004, in danno della Motorizzazione Civile di Enna.

La rete della truffa

Di più: l’auto clone era, in realtà, un’auto rubata a Fasano nell’aprile dello stesso anno.
Insomma, al fine di consentire la commercializzazione apparentemente lecita del clone, questa la tesi di investigatori e inquirenti, era stato messo in scena un finto trasferimento di proprietà, avvenuto tra uno degli indagati curatore della vendita del veicolo e l’acquirente dello stesso. La pratica era stata “sbrigata” presso un’agenzia specializzata di San Pancrazio Salentino gestita da un altro degli indagati. 
Secondo gli uomini dell’Arma, proprio il curatore della vendita e il titolare dell’agenzia, questa mattina, raggiunti dall’ordinanza e rispettivamente ristretti in carcere uno e ai domiciliare l’altro, avevano collaborato nel presunto piano criminoso.

Proprio l’agente, infatti, aveva apposto la propria firma in segno di autentica della sottoscrizione del venditore del veicolo originale. E pazienza se, in realtà, la proprietaria dell’auto “originale” non sapeva nulla di questa storia. Una storia, tante storie.

Gli approfondimenti

Altre indagini hanno accertato altre anomalie in odor di riciclaggio di altri veicoli cha hanno coinvolto un terzo soggetto, titolare di una concessionaria di auto usate a Tuturano, poi sottoposto all’obbligo di dimora. Per gli investigatori, l’uomo avrebbe avviato, con artifizi e raggiri, trattative commerciali con acquirenti inconsapevoli di quelle che, secondo i carabinieri, erano delle truffe. Infine, sempre i carabinieri hanno sequestrato altri tre veicoli, tutti risultati rubati tra le province di Brindisi, Taranto e Napoli: Auto, pure queste, che circolavano con documenti provenienti da quel famoso furto registrato alla motorizzazione di Emma. Ora, forse, quelle auto sono davvero pulite. Praticamente luccicanti.
 

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