Preso a calci mentre è a terra, muore commerciante: due condanne. La figlia della vittima: «Niente mi restituirà mio padre»

Preso a calci mentre è a terra, muore commerciante: due condanne. La figlia della vittima: «Niente mi restituirà mio padre»
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Venerdì 8 Novembre 2019, 20:15 - Ultimo aggiornamento: 20:16
A provocare la morte del 58enne di Ascoli Piceno, Giovanni Albertini, deceduto il 18 febbraio 2016 dopo una lite avvenuta in piazza del Popolo, ad Ascoli, è stato il calcio all’addome inferto dal 46enne Danilo Damiano Chirico, ex collaboratore di giustizia di Francavilla Fontana, già condannato dal Gup di Ascoli a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. La condanna confermata in appello lo scorso anno, è stata ribadita anche dalla Corte di Cassazione che si è espressa sul ricorso promosso dal francavillese e dal presunto complice Carlo Giobbi, imputato in concorso.

Gli ermellini hanno confermato la pena a 12 anni per Chirico, originario della Città degli Imperiali, ma hanno disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Perugia per rideterminare la pena a carico di Giobbi. I due erano stati arrestati il 3 marzo 2016 dai carabinieri, poco dopo il litigio con Albertini. Secondo il pm Umberto Monti i due imputati avevano entrambi colpito a calci Albertini, ma per il giudice di primo grado a causare la morte del 58enne era stato solo il calcio all’addome inferto da Chirico. Un calcio talmente forte da provocare una lesione mortale alla milza. I tragici fatti, come detto, risalgono al febbraio del 2016. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Albertini era deceduto in casa, in viale Marconi ad Ascoli, poche ore dopo una lite con Chirico e Giobbi registrata in piazza del Popolo. 

Già l’autopsia, eseguita sulla salma dell’uomo a poche ore di distanza dal violento episodio, aveva escluso una morte naturale lasciando aperta, invece, la concreta possibilità che il decesso, avvenuto alle 2 di notte, fosse stato conseguenza dei colpi ricevuti durante la presunta rissa. L’ispezione cadaverica aveva infatti evidenziato tre ematomi sul corpo di Albertini. Uno allo zigomo sinistro, l’altro al labbro superiore ed il terzo, e più importante, al fianco sinistro. Negli atti dell’inchiesta anche il racconto della madre della vittima. La donna aveva riferito agli inquirenti che nell’immediatezza dei fatti Giovanni Albertini cadde due volte nel bagno di casa prima di morire.
Il decesso del 58enne, secondo gli inquirenti, era stato causato ad un’emorragia all’addome provocata dalla lesione alla milza.

L’accusa di omicidio fu confermata in sentenza per Chirico, mentre per Giobbi l’accusa venne derubricata in lesioni gravi con una condanna di due anni. La Corte di Appello di Ancona aveva ricostruito in maniera diversa la vicenda, confermando, nell’ottobre dello scorso anno, sì la condanna per Chirico, ma traslando l’accusa di omicidio anche su Giobbi, commerciante ascolano condannato in concorso per omicidio. 
Entrambi gli imputati erano cosi stati anche condannati a pagare una provvisionale di 50mila euro per ciascuna delle parti civili, ovvero i familiari della vittima. Nelle scorse ore, la Cassazione ha nuovamente rimescolato le carte per Giobbi. Nulla cambia per Chirico, per cui è confermata la condanna a 12 anni, ma, accogliendo evidentemente le ragioni della difesa, hanno disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Perugia per rideterminare la pena a carico dell’ascolano.

La figlia della vittima, Sofia Albertini, al Corriere Adriatico si è detta «contenta per le due condanne, ma niente mi restituirà mio padre».
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