L'anfiteatro del mistero: blocchi di pietra antica ai piedi del castello. Le nuove tracce che appassionano gli esperti

L'anfiteatro del mistero: blocchi di pietra antica ai piedi del castello. Le nuove tracce che appassionano gli esperti
di Salvatore MORELLI
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Lunedì 12 Aprile 2021, 10:35 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 13:27

Storia di un anfiteatro romano che forse c'era e che ormai non c'è più. Una sorta di leggenda che di tanto in tanto torna ad affascinare i brindisini sulle pendici del Seno di Ponente, lì dove il ventennio fascista lascia ancora tracce: i ruderi del Collegio navale Niccolò Tommaseo, inaugurato il 5 dicembre 1937 e costruito sulle ceneri di Villa Dionisi. 
Era la fine Ottocento quando questa agiata famiglia di Brindisi, con Dionisio Dionisi, andò a vivere poco lontano dalla città, sulla sommità di una collinetta che con arbusti di ogni genere si affacciava sul castello Svevo. Un luogo ameno, dove l'aria era di sicuro molto più salubre rispetto alle condizioni di vita che, sull'altra sponda del porto, molti brindisini vivevano lungo la casbah del quartiere Sciabiche.
Un passato, quello relativo all'anfiteatro romano, al Collegio navale e a Villa Dionisi, che oggi s'intreccia nuovamente da quando su questa collinetta sono iniziati da parte del Comune alcuni lavori di spianamento del terreno che permetterà a breve un affascinante percorso al pubblico.

La scoperta dopo i lavori


Partiamo da un punto. La Brundisium romana (quella militare e commerciale che tanto lustro ha dato all'Impero proprio grazie al porto e con il passaggio di imperatori, scrittori e guerre che da queste parti hanno fatto la storia di Roma) non presenta traccia - come tante altre colonie latine - di un foro (spesso menzionato grazie ad alcune scoperte e mai venuto alla luce nell'attuale area di Piazza Mercato) e di un anfiteatro (ubicato e mai trovato nei dintorni di via Appia, nei pressi dell'attuale Porta Mesagne), spogliato di pietre ai tempi di Federico II per mettere in piedi il suo castello sul porto: quello di fronte a Villa Dionisi.
Anche lo storico Ferrando Ascoli, in La Storia di Brindisi, (1886), cita che questo maniero era stato costruito con materiali estratti da antichi monumenti presenti in città. Nessuno, però, ci racconta se tali blocchi di pietra sono quelli dell'anfiteatro di via Appia (che nessuno ha mai visto o cercato con indagini geofisiche) o quelli presenti - a breve linea d'aria e di mare - sulla riva opposta.
Già, perché qui i blocchi ci sono davvero e, chissà, non sono poi tanto diversi da quelli che compongono la stessa facciata del castello.

Sono una cinquantina quelle che in pietra leccese sono emerse tra sterpaglie o sovrapposizione di terreno durante il lavoro degli operai. Squadrate e lunghe anche un paio di metri, tanto da formare (se messi insieme) una gradinata lunga 80 metri. Cosa ci fanno qui (ad almeno trenta metri d'altezza sul livello del mare) dove nei dintorni non esiste alcuna cava con simili caratteristiche morfologiche?

L'anfiteatro fra storia e leggenda

Queste pietre raccontano (forse) la leggenda di un anfiteatro romano scomparso nel nulla, ma di sicuro svelano dettagli che si spostano nel tempo per milioni d'anni. Il nostro reportage ha infatti permesso di scoprire che su quelle pietre sono presenti dei fossili del genere Pecten, un mollusco bivalve (una conchiglia) che potrebbe risalire a una lontana era geologica. Le rocce che li contengono di norma hanno tra i 5 e i 2 milioni di anni in centro-sud Italia, anche se il genere Pecten è ancora distribuito. Per sapere l'età della roccia (non del suo utilizzo come pietra da costruzione) occorre comunque un inquadramento geologico, ha spiegato al nostro giornale il paleontologo Federico Franti, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'università di Bologna e collaboratore della National Geographic Society.
Ora, durante la costruzione di Villa Dionisi o del Collegio navale (esaminando i progetti), nessuno - compresi gli ospiti che sono passati da quelle parti per oltre un secolo - ci parla di pietre, gradoni o l'esistenza di un anfiteatro di epoca romana. Solo qualche foto aerea amatoriale (scattata durante il periodo fascista) mostra la presenza di una misteriosa struttura (posta sul lato sinistro del Collegio, guardando dal mare) dove oggi - smantellati gli alberi - è facile notare un avvallamento a semicerchio che lascia tante perplessità.
Gli edifici per spettacoli sono attualmente sconosciuti a Brindisi e si è inclini a ritenerli ubicati sulla collina del Seno di Ponente, della quale avrebbero potuto sfruttare i pendii, scrive l'archeologa Assunta Cocchiaro (direttrice in passato per la Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia) in un piccolo fascicolo dedicato alla Brindisi romana.

Un mistero lungo 100 anni


Qui, dove rimangono tanti dubbi (tra cui proprio l'assenza della Soprintendenza nel corso dei nuovi lavori), durante lo scavo del terreno è emersa una balaustra di Villa Dionisi: faceva parte (come dimostra anche una vecchia foto) di un parapetto laterale, posto al primo piano sinistro dell'edificio. Non si esclude, quindi, che l'intero complesso del Collegio sia stato edificato su quel che restava della villa dopo la sua demolizione.
Altre pietre (squadrate e simili per forma a quelle ora sparse nella pinetina) sono inoltre presenti nell'avvallamento che degrada verso il mare. Qui, durante il recente disboscamento è stata individuata un'ampia cisterna in tufo (squadrata e alta 4 metri) dove dall'alto della collinetta arriva un tubo di scarico delle acque reflue. L'area, che si trova quasi a livello della banchina di via Amerigo Vespucci, si incrocia poi con altri cunicoli in quel vecchio cuore della cavea, spogliata di ogni suo passato.
Il mistero di un anfiteatro romano, che forse esisteva davvero, si dissolve in quest'antro insieme a fantasmi di gladiatori e pietre (quelle ancora rimaste) che alimentano una leggenda che appassiona i brindisini da quasi cent'anni.

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