Ambulatori a rischio: pochi medici e allarme rosso per gli infermieri

Ambulatori a rischio: pochi medici e allarme rosso per gli infermieri
di Maurizio DISTANTE
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Mercoledì 20 Aprile 2016, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 14:00
Due soli medici per coprire l'assistenza ai pazienti in dialisi, per effettuare le visite in ambulatorio e per gestire tutti gli utenti ricoverati in reparto. È forse questa la fotografia migliore, o peggiore, per descrivere le difficoltà nelle quali i professionisti dell'Asl di Brindisi si trovano a lavorare. La situazione presentata si riferisce a ieri mattina, quando nel reparto di nefrologia dell'ospedale Antonio Perrino i medici in servizio erano solo due e dovevano occuparsi, oltre che dei pazienti ricoverati in corsia, degli utenti bisognosi della dialisi e di quelli arrivati in ambulatorio per le visite. Scena che si ripete anche negli ospedali di Francavilla oppure Ostuni dove pure la carenza di infermieri è drammatica e perfino sospetta. È ancora una volta la carenza di personale a salire sul banco degli imputati.

Non sono solo i medici a essere insufficienti ma anche gli infermieri e il personale di supporto: non è la sola Nefrologia a patire questa situazione ma ogni reparto, ogni ambulatorio, ogni servizio ha le sue storie da raccontare e i suoi protagonisti. Gli infermieri, da par loro, lamentano da tempo un demansionamento assurto a sistema: a loro, infatti, a causa della quasi totale assenza degli Oss, gli operatori sociosanitari, toccano compiti non previsti che sottraggono tempo ed energie alle occupazioni che qualificherebbero, per quelle che sono le loro competenze, la professione. 
Il quadro offerto cozza con le previsioni ottimistiche pronosticate dai vertici regionali della sanità: il rischio di non riuscire a mantenere aperti e funzionanti alcuni degli ambulatori presenti nelle strutture dell'Asl è concreto, visto che sono diversi anni che non si riesce neanche ad attuare il piano annuale delle emergenze, quello che indica i punti nei quali la reperibilità è garantita h24, h12 o h8. Ma oltre alla operatività dei reparti sono a rischio le prestazioni ambulatoriali che i medici garantiscono in “modalità multitasking”, ovvero consegnandosi un dono di ubiquità che li vede impegnati contemporaneamente su più fronti. Una situazione, si afferma, che è insostenibile e che i vertici Asl non affrontano con la necessaria energia.
L'appello rivolto nei giorni scorsi da Aldo Gemma, segretario territoriale della Cisl Funzione Pubblica, in buona sostanza, riprende temi già affrontati e mai risolti che, vista la campagna elettorale che sta invadendo la vita quotidiana di Brindisi, vale la pena di riprendere, nella speranza di trovare un rinnovato interesse, sia nella classe politica, sia nell'opinione pubblica, nei confronti della sanità locale che si sta giocando una partita molto importante sull'asse Brindisi-Bari-Roma, con le bozze del piano di riordino che vanno e vengono dal Ministero e con tutti gli altri temi, quello del personale in testa a tutti, che vedono impegnata l'Asl in una difficile contrattazione con la Regione. 
Tabelle alla mano, il ragionamento proposto da Gemma non fa una grinza: prendendo ad esempio il Perrino, classificato, secondo il piano elaborato a Bari, come presidio di secondo livello, si può vedere facilmente che la struttura, in realtà, potrebbe ambire a essere inserita al massimo nella fascia degli ospedali di primo livello. Questo perché a Brindisi mancano alcune delle specialità necessarie per ottenere il “bollino d'eccellenza” del secondo livello: broncoscopia interventistica, cardiochirurgia con rianimazione cardiochirurgica, chirurgia toracica, per portare qualche esempio. 
La mancanza di queste specialità non rimane solo sulla carta ma ha delle ripercussioni pratiche nella vita quotidiana dell'ospedale, dei medici, degli infermieri e degli utenti: ogniqualvolta si ha la necessità di una consulenza per una delle discipline assenti a Brindisi, bisogna allestire un'ambulanza per migrare verso centri meglio attrezzati. È questo il caso, ad esempio, della chirurgia toracica: proprio ieri si è reso necessario un consulto che ha portato all'ospedale Vito Fazzi di Lecce un paziente, trasportato in un'ambulanza che aveva a bordo un medico e un infermiere. Questo, oltre a sottolineare la mancanza degli strumenti diagnostici per quel tipo di problema, significa privare l'ospedale e le sue necessità dei professionisti che devono occuparsi del trasferimento. 
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