Dal vertice tra sindaco di Brindisi e Act Blade una possibile soluzione: concessione più breve per Sant'Apollinare

Un rendering del progetto del capannone di Act Blade a Sant'Apollinare
Un rendering del progetto del capannone di Act Blade a Sant'Apollinare
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 18 Ottobre 2022, 05:00

Un atto formale, ancora, non c’è ma l’accordo con Act Blade per un utilizzo che sia davvero temporaneo del piazzale di Sant’Apollinare oggi sembra possibile. È questo il poco che trapela dell’esito dell’incontro tra la società, il sindaco Riccardo Rossi ed Enel. Proprio all’interno della Zona franca doganale di Enel Logistics, a Costa Morena, Act Blade dovrà infatti trasferirsi entro il 2025 o, nel peggiore dei casi, 2026.

La richiesta di insediamento

L’azienda, che produce pale eoliche con una tecnologia innovativa, ha chiesto infatti di potersi insediare a Sant’Apollinare, con un capannone tensostatico, perché l’area “è risultata ideale a rendere nulli qualunque tipo di difficoltà al traffico veicolare dell’area industriale, in quanto le pale eoliche prodotte saranno direttamente imbarcate dalla banchina sulle navi per il trasporto. Il trasporto navale sarà anche quello favorito al ricevimento di forniture di materie prime, che sono di solito stoccate in pallets”. Il posizionamento in banchina, dunque, per l’azienda rappresenterebbe una doppia comodità. Proprio nella documentazione ufficiale presentata da Act Blade nell’ambito dell’iter autorizzativo è inserita formalmente la previsione di spostamento da Sant’Apollinare. “Nel 2025, ci sarà una variazione della produzione - si legge nei documenti consegnati dalla società per ottenere concessione e autorizzazioni - per cui parte degli operai saranno trasferiti in un sito in Costa Morena”. Eppure, la società ha presentato una richiesta di concessione per sette anni, prorogabile per altri sette. Quattordici anni, però, non sono sembrati evidentemente un orizzonte così temporaneo come sosteneva Act Blade.

Il “no” del municipio

E non a caso, l’ufficio Urbanistica del Comune di Brindisi, anche alla luce di una durata così lunga della concessione, ha espresso parere contrario, innanzitutto perché secondo l’ultima variante del Piano regolatore portuale vigente, quella del 2006, l’area di Sant’Apollinare risulta “a disposizione per la realizzazione di infrastrutture a servizio dei nuovi accosti crociere, traghetti e ro-ro, stazione marittima, servizi, valorizzazione area archeologica, valorizzazione spiaggia Sant’Apollinare”. Il municipio, dunque, ha evidenziato come principale problematica “la non conformità della destinazione d’uso proposta con quella prevista dal Prp vigente”. Non conformità che, con una concessione così duratura, si estenderebbe anche al nuovo Piano regolatore portuale, in fase di approvazione, che pure per quella parte di scalo marittimo prevede una destinazione d’uso legata al traffico passeggeri. Proprio a due passi, infatti, secondo le previsioni ufficiali dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, saranno realizzati i nuovi accosti - per traghetti e navi da crociera - di Sant’Apollinare.

La soluzione possibile

Le precondizioni per raggiungere l’accordo, dunque, in linea di massima potrebbero essere tre e potrebbero rientrare nell’iter di “mediazione” con il ministero della Coesione territoriale e del Sud avviato dal presidente dell’Authority Ugo Patroni Griffi come previsto dalla legge istitutiva Zes in caso di pareri contrari degli enti coinvolti. La prima, evidentemente, è la riduzione della durata della concessione da 14 a 4 anni al massimo, magari con una formula 3+1 che garantisca qualche mese di tempo in più ad Enel Logistics per l’avvio della Zona franca doganale. La seconda è che proprio Enel Logistics dia tempi certi - e brevi - per l’attivazione della Ztf. Servirebbe, infine, certezza anche rispetto all’orizzonte temporale per la realizzazione dei nuovi accosti di Sant’Apollinare. Se, in sostanza, l’Authority certificasse l’impossibilità di costruire e rendere funzionali le nuove banchine entro tre, al massimo quattro, anni, le condizioni di base sulle quali gli uffici tecnici del Comune hanno espresso il proprio parere cambierebbero. E potrebbe, dunque, cambiare l’esito dell’istruttoria. Magari anche con l’aggiunta di una certificazione, da parte del consorzio Asi, che non ci siano possibili siti alternativi o che questi necessitino di tempi lunghi prima dell’avvio della produzione.

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