Barletta, tre rapine in due mesi: la farmacista scrive al ministro

Barletta, tre rapine in due mesi: la farmacista scrive al ministro
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Sabato 10 Settembre 2022, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 00:03

«Lavorare per vivere o morire per lavorare? Quando sarà la prossima?». È la denuncia della dottoressa 28enne Sara Galati, della farmacia Fontò di Barletta (Bat), che in meno di 50 giorni (il 22 giugno, il 28 luglio e l’8 settembre) ha subito tre rapine, una «straziante situazione - racconta -  un uomo armato, a volto coperto, violando la porta di quella che è una seconda casa per noi, ha portato via tutto il sacrificio del nostro lavoro che ogni giorno, con passione e dedizione, portiamo a termine». «Nonostante per tutte e tre le volte non ci siano stati feriti, le pugnalate, quelle forse più dolorose, quelle nell’anima, le abbiamo ricevute noi. Non saprei descrivervi bene cosa si prova a subire una rapina a mano armata; mi auguro solo che voi non siate mai stati vittime di tanta violenza». 

La lettera al ministro

È il contenuto della lettera che la professionista ha indirizzato al Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, al procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti, al questore di Andria Roberto Pellicone, al prefetto della Bat Rossana Riflesso, al governatore Michele Emiliano, al sindaco di Barletta Cosimo Cannito e al presidente dell’ordine dei farmacisti Luigi d’Ambrosio Lettieri. «Vi scrivo, in preda allo sconforto, alla desolazione e al senso di frustrazione più totale e cerco, in voi autorità e garanti dello Stato delle risposte che io, al momento, non riesco proprio a trovare», ha aggiunto la dottoressa Galati, che ha ricordato le emozioni di questi tre tristi episodi: «il tempo scorre lento, lentissimo, due o tre minuti sembrano un’eternità e ogni gesto, ogni parola, rimane un trauma scalfito nella tua memoria, per molto, forse per sempre. Quando tutto finisce, rimangono solo il disordine, le lacrime, la frustrazione, e un senso di impotenza tale da non riuscire a proferire parola». E poi chiede alle autorità: «Come non sentirsi abbandonata dallo Stato? Come sentirsi tutelati dalle istituzioni se per tre volte lo stesso individuo viene a rapinarvi mentre state svolgendo onestamente il vostro lavoro? Come guardare negli occhi ogni volta gli stessi poliziotti o gli stessi carabinieri che li vedo, li percepisco, sono più impotenti di me, con le mani legate da una giustizia lenta, faziosa e ingarbugliata? Come vi sentireste voi, a vedere una mamma in lacrime e inerme, con un coltello puntato in petto? E delle colleghe terrorizzate a varcare la soglia dell’azienda in cui lavorano? Come finirebbe se, a causa di una reazione sbagliata, qualcuno finisse per pagarne conseguenze peggiori?».

La dipendente della farmacia Fontò, così, conclude: «Vi scrivo fiduciosa, da donna che crede nelle istituzioni (nonostante non sia ormai cosa facile per me) nella speranza che qualcuno di voi riesca a darmi delle risposte a queste domande».

La titolare

«Chiediamo solo protezione e sicurezza – ha aggiunto in ultimo, la titolare Agata Fontò -. Abbiamo dato tutto agli inquirenti: dettagli, immagini di videosorveglianza, ma ci sentiamo impotenti e abbandonate. Non vorremmo ci fosse una quarta rapina».

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