Catena impressionante di errori: così sono morte 23 persone

Catena impressionante di errori: così sono morte 23 persone
di Vincenzo DAMIANI
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Lunedì 18 Luglio 2016, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 15:44

L’abitudine, gli automatismi nel compiere gesti che diventano routine e una serie di sfortunate coincidenze: sono gli ingredienti che potrebbero aver indotto al tragico errore il capostazione di Andria Vito Piccarreta, indagato assieme al suo collega di Corato, Alessio Porcelli, e ai vertici di Ferrotramviaria per il disastro ferroviario che, martedì scorso, ha provocato la morte di 23 persone. Ieri si sono svolti entrambi gli interrogatori dei capistazione, sono cominciati in mattinata e si sono conclusi solamente in tarda serata, intorno alle 22. Tra le due versioni non tutto collima, ci sono delle divergenze che verranno appurate.
Ma in linea di massima gli inquirenti sono soddisfatti della collaborazione assicurata dai due indagati. Il primo ad essere stato convocato negli uffici della Procura di Trani dal pool di magistrati coordinato dal procuratore Francesco Giannella è stato Vito Piccarreta, difeso dall’avvocato Leonardo De Cesare. Il ferroviere ha risposto alle domande per oltre 6 ore e come prima cosa ha subito disconosciuto la presunta alterazione fatta a penna sul registro di partenza del treno dalla stazione di Andria. “Quella grafia non è la mia, non sono stato io”, ha detto ai pm. L’alterazione riguarda l’orario di partenza del convoglio ET1021, secondo la difesa la modifica dell’orario è posticcia, ma riporta comunque come orario di partenza le 10.59, orario in cui il capostazione dice di aver fatto partire il treno che poi, a metà strada, si è scontrato con quello proveniente da Corato, l’ET1016.

 

 

 
Piccarreta ha ammesso di aver alzato la paletta verde, ma agli atti ha fatto acquisire un regolamento interno dal quale si evince che sulla partenza di un convoglio ci sono almeno tre livelli diversi di controllo.
Durante l'interrogatorio, infatti, avrebbe spiegato le situazione di stress lavorativo (deve badare ai treni in arrivo, in partenza, ai semafori e ai passaggi a livello) e avrebbe parlato anche della centrale operativa di Ferrotramviaria a Bari che avrebbe potuto accorgersi che due treni si stavano per scontrare, ma non si è accorta di nulla.
In sostanza, il capostazione ha sottolineato che se errore c’è stato non è stato solo il suo. I documenti verranno analizzati dagli investigatori e potrebbero portare a nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Ma cosa ha indotto Piccarreta a dare il via libera, anziché attendere il passaggio del treno proveniente da Corato? Incrociando le versione dei due capistazione, la ricostruzione di quei minuti drammatici che emerge è questa: alle 10.51, Porcelli chiama il collega Piccarreta e gli chiede il via libera a far partire il primo treno, l’ET1642, si tratta di un convoglio aggiuntivo che è in ritardo di circa 23 minuti. Dalla stazione di Andria giunge l’ok e il mezzo si muove. Trascorrono 8 minuti, alle 10.59 Porcelli alza il telefono e chiama nuovamente Piccarreta, questa volta per avere l’autorizzazione a far muovere il secondo treno, l’ET1016.

Anche in questo caso, il capostazione di Andria dà il suo assenso. Però, a questo punto succede qualcosa: Piccarreta, forse, vedendo sui binari di Andria già due treni fermi, si convince che il convoglio da Corato sia già arrivato e, in un gesto quasi automatico, alza la paletta verde e fa muovere tutti e due i treni, il primo verso Corato, l’ET1021, l'altro verso Barletta.

Alle 11.08 l’ultimo drammatico colloquio: il capostazione di Andria chiama il suo collega di Corato e lo avverte che la linea ferroviaria è libera, perché ha fatto partire i due treni fermi.
A quel punto probabilmente capiscono che c’è stato un errore imperdonabile ma è troppo tardi, perché alle 11.07 – un minuto prima – i due convogli si sono scontrati a circa 100 chilometri orari all’uscita di una curva.
«Non mi ha avvisato che il treno da Andria si era mosso, non doveva partire», si è difeso Porcelli ieri sera durante l’interrogatorio durato un paio di ore. «Siamo certi di aver chiarito ogni circostanza e siamo sereni», commenta il suo avvocato, Roberto Chiusolo.
Stando a quanto riferito dallo stesso difensore di Porcelli, i verbali di interrogatorio sarebbero stati secretati dalla Procura. La Procura tranese potrebbe riascoltare una seconda volta Piccarreta per chiarire ulteriori particolari utili ai fini dell’attività di indagine.



 

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