Omicidio Cilli, le motivazioni del giudice: era vicino alle piazze di spaccio del clan Sarcina

A dirlo il gup del Tribunale di Trani nelle motivazioni della condanna

Michele Cilli
Michele Cilli
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2023, 16:55

L'omicidio di Michele Cilli, il 24enne di cui si sono perse le tracce a Barletta un anno fa, sarebbe da attribuire alle vicende intorno alle piazze dello spaccio gestito dal clan Sarcina. Ne è convinto il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante. È quanto si legge nelle 176 pagine con cui il gup ha condannato lo scorso 30 marzo, dopo un processo celebrato con rito abbreviato, il 34enne Dario Sarcina a 18 anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario e Cosimo Damiano Borraccino, di 34 anni, per soppressione di cadavere. Per quest'ultimo la condanna è di 5 anni e 8 mesi di reclusione.

 

La svolta

Risvolto nelle indagini è stato il ritrovamento nella stanza del giovane di un'agendina in cui erano appuntati «nomi e cifre riconducibili alla tipica contabilità tenuta nel traffico di stupefacenti», come ha scritto il giudice.

Una chiara conferma dei legami di Cilli con le piazze di spaccio. 

La vicenda

«Già tre anni fa - è evidenziato nelle motivazioni della condanna del gup e come dichiarato da alcuni testimoni - era stato minacciato da Sarcina». Nel 2014, non ancora maggiorenne, Cilli avrebbe partecipato all'agguato ai danni di uno dei pusher del gruppo con a capo la famiglia dei Sarcina. Un avvenimento che avrebbe deteriorato i rapporti tra Michele Cilli e Dario Sarcina. 

I fatti

«La condotta omicidiaria posta in essere da Sarcina - è evidenziato ancora dal gup - è stata condotta da dolo intenzionale senza agire con premeditazione». L'uomo avrebbe approffitato dell'incontro con Cilli in un bar della città per poi, dopo averlo fatto allontanare con una scusa, «condurlo nel box di via Ofanto, usato dal fratello, e ucciderlo», è scritto ancora nelle motivazioni della condanna del giudice. Borraccini gli sarebbe stato utile «per disfarsi del cadavere». I due sono stati anche interdetti dai pubblici uffici «in modo perpetuo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA