«Sto bene, non mi sono fatto niente», le ultime parole di Lasala dopo l'accoltellamento

«Sto bene, non mi sono fatto niente», le ultime parole di Lasala dopo l'accoltellamento
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Martedì 2 Novembre 2021, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:26

«Sto bene, non mi sono fatto nulla», sono state le ultime parole di Claudio Lasala ad un amico che lo ha soccorso dopo essere stato accoltellato nella notte tra il 29 e il 30 ottobre a Barletta. Il racconto dell'amico che quella sera era con Claudio nel bar è contenuto nel decreto di fermo eseguito nei confronti dei due presunti assassini: il 20enne Michele Dibenedetto con il quale la vittima aveva litigato per un cocktail negato e il 18enne Ilyad Abid, quest'ultimo ritenuto l'esecutore materiale dell'accoltellamento.

Il racconto dell'amico dopo l'accoltellamento

L'amico di Claudio, rimasto fuori dal bar, si era accorto del litigio e poi era stato «travolto dalla gente che usciva dal locale», vedendo «Claudio correre verso la piazza».

Avrebbe provato a chiamarlo senza ottenere risposta e poi avrebbe saputo da un cugino che l'amico era a terra ferito. Arrivato sul posto, «gli chiedeva chi fosse stato - si legge negli atti - , ma Claudio gli rispondeva di non essersi fatto nulla e che stava bene». Poche ore dopo il 24enne è morto nell'ospedale di Barletta perché quell'unica coltellata aveva colpito organi vitali senza lasciargli scampo. L'autopsia per chiarire le cause del decesso, inizialmente prevista per oggi, sarà eseguita giovedì nel Policlinico di Bari dal medico legale Francesco Introna.

Il coltello pulito e restituito al bar

Sarebbe stato riconsegnato all'interno del bar e poi pulito con amuchina, da un dipendente che non sapeva ancora che si trattasse dell'arma di un delitto, il coltello usato per uccidere il 24enne Claudio Lasala, colpito all'addome all'esterno di un bar nel centro storico di Barletta, nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. Il particolare sull'arma, sequestrata dai carabinieri, è contenuto nel racconto di uno dei dipendenti del bar, le cui dichiarazioni sono riportate per stralci del decreto di fermo eseguito nei confronti dei due presunti assassini: il 20enne Michele Dibenedetto con il quale la vittima aveva litigato e il 18enne Ilyad Abid, quest'ultimo ritenuto l'esecutore materiale dell'accoltellamento.

Negli atti ci sono le dichiarazioni di nove testimoni oculari, tra amici della vittima, clienti e dipendenti del locale, che confermano anche i futili motivi dell'aggressione. «Durante la notte, mentre mi trovavo al bancone a servire cocktail - ha riferito uno di loro - , notavo due giovani clienti che discutevano. Uno diceva all'altro di pagare da bere. 'Vai, paga da bere o vattenè. Successivamente la discussione degenerava e i due si colpivano violentemente». Poi «si è avvicinato un altro ragazzo che ha messo le mani oltre il bancone e ha afferrato un coltello - ha raccontato un altro - . Dopo pochissimo tempo, anche meno di due minuti, il coltello che avevo visto sottrarre mi è stato restituito. Come faccio con le altre cose provenienti dall'esterno, l'ho pulito con amuchina e ho pensato di riporlo in un posto sicuro, isolato dalle altre cose». Sono le stesse telecamere di videosorveglianza ad aver immortalato il 18enne far ritorno al bar dopo il delitto impugnando ancora il coltello.

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