Monopoli, furbetti del cartellino in ospedale: «Timbravano e andavano al mare». La Asl si costituisce parte civile

Monopoli, furbetti del cartellino in ospedale: «Timbravano e andavano al mare». La Asl si costituisce parte civile
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Lunedì 25 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:11

Si è svolta giovedì scorso l’udienza preliminare innanzi al gup del Tribunale di Bari Maria Teresa Romita a carico dei 45 indagati nella inchiesta che, nel luglio di due anni, fa portò alla luce una serie di episodi relativi a una presunta truffa compiuta da medici, infermieri e tecnici in servizio presso l’ospedale di Monopoli. Tra questi vi sono anche 4 fasanesi. A inizio seduta si è avuta la costituzione in giudizio, quale parte civile, della Asl di Bari, nella persona del direttore generale Antonio Sanguedolce, che è rappresentata dall’avvocato Giuseppe Modesti.

La prima udienza

La prima udienza, dunque, si è svolta lo scorso 21 ottobre presso l’aula bunker di Bitonto, in virtù dell’elevato numero di imputati e difensori per poter garantire il rispetto delle norme anti Covid.

Dopo la costituzione di parte civile dell’azienda sanitaria barese, i difensori hanno chiesto di poter visionare gli atti e di poter presentare le relative eccezioni processuali sulla stessa richiesta di costituzione di parte civile. Pertanto il processo è stato aggiornato al 29 novembre prossimo.

Gli arresti


All’alba del 18 luglio 2019 i carabinieri della compagnia di Monopoli diedero esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari, arresti domiciliari ed obbligo di dimora, ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura, nei confronti di personale sanitario (medico, infermieristico, tecnico), amministrativo ed ausiliario in servizio all’ ospedale “San Giacomo” di Monopoli, ritenuto responsabile di numerosi episodi di truffa aggravata in danno della Asl Bari, di false attestazioni o certificazioni, di falsità ideologica in atto pubblico connessi all’allontanamento arbitrario, in assenza di permessi o autorizzazioni, dal luogo di lavoro con omissione dell’inserimento della scheda magnetica nell’apparecchio marcatempo, con l’esecuzione di tali operazioni di registrazione, in entrata o in uscita, da parte di soggetti diversi dal dipendente interessato ovvero con la produzione successiva di false dichiarazioni sostitutive.

Agli arresti domiciliari finirono in 13, tra cui l’infermiera fasanese G.M. di 52 anni. I provvedimenti di obbligo di dimora, invece, interessarono altre 20 soggetti, tra cui i fasanesi A.P. (59 anni), dirigente medico, e S.P. (56 anni), autista di ambulanza. A quest’ultimo veniva anche contestato il delitto di peculato connesso all’appropriazione ripetuta, per fini diversi da quelli istituzionali, di ambulanze ed autovetture di servizio recanti i segni distintivi della Asl Bari, con uso momentaneo dei mezzi. Tra gli indagati vi è anche un quarto fasanese, un tecnico di 47 anni di Montalbano, nei confronti del quale il gip non emise all’epoca provvedimenti restrittivi ma che fu indagato a piede libero.


Dalle indagini risultò che, durante il periodo di allontanamento dal luogo di lavoro, gli indagati avrebbero svolto attività squisitamente private, in alcuni casi spostandosi persino nelle case al mare, di villeggiatura. È stato calcolato l’illecito profitto che ciascuno degli indagati avrebbe procurato a sé con le condotte delle quali sono ritenuti responsabili, illecito profitto corrispondente alla retribuzione indebitamente percepita a fronte di prestazioni di lavoro non effettuate, con conseguente danno per l’amministrazione pubblica di appartenenza. Da qui la costituzione parte civile della Asl di Bari.

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