Mafia e droga, maxi operazione dei carabinieri: smantellato clan con base ad Andria, 20 arresti/Il ruolo delle donne dei boss

Mafia e droga, maxi operazione dei carabinieri: blitz e arresti in Puglia e non solo
Mafia e droga, maxi operazione dei carabinieri: blitz e arresti in Puglia e non solo
4 Minuti di Lettura
Martedì 16 Maggio 2023, 07:06 - Ultimo aggiornamento: 22:34

I carabinieri del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di numerosi indagati, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminale operante, nei territori di Andria e del nord barese, nel traffico di sostanze stupefacenti con modalità mafiose.

Venti arresti in diverse località delle regioni Puglia, Liguria, Lombardia e Piemonte.

Video

I dettagli

I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, con il supporto dei militari di Andria e Trani, dello Squadrone CC Eliportato Cacciatori Puglia e del Nucleo cinofili di Modugno, hanno eseguito venti ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nelle quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di altrettanti soggetti indagati per aver partecipato ad un sodalizio dedito al narcotraffico, diretto e promosso da soggetti vicini al clan Pistillo, operante ad Andria e nel nord barese.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte nel periodo dal 2019 al 2020 dal Reparto Operativo - Nucleo Investigativo di Bari, con il supporto della Compagnia di Andria, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, perquisizioni e sequestri vari, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in merito alle attività illecite poste in essere dal clan Pistillo nell’arco di circa un anno, delineando il sodalizio, costituito anche da donne, dedito al narcotraffico in tutti i suoi elementi sintomatici, e cioè una struttura gerarchicamente articolata, composta da organizzatori, promotori, dirigenti e partecipanti, che grazie al controllo del territorio - sulla scorta delle qualità mafiose dei promotori - riusciva a gestire il mercato degli stupefacenti, ricorrendo, all’occorrenza, alla violenza e all’utilizzo di armi e munizioni.

Nel corso delle attività, in diverse fasi, sono state sequestrati, fra l’altro, più di 3 kg di tritolo, 6 pistole, un fucile semiautomatico, circa 500 munizioni, nonché 24 kg di marijuana, 15 kg di hashish e un kg di cocaina.

«Il paese è nostro»

Le indagini della Dda di Bari sono cominciate nel 2020, dopo un attentato dinamitardo nei confronti dell'auto di un vicebrigadiere dei carabinieri che aveva partecipato ad operazioni contro lo stesso clan.

Il fatto avvenne l'11 febbraio di quell'anno e l'auto dell'uomo, residente a Ruvo di Puglia (Bari), fu fatta esplodere con un ordigno artigianale in piena notte. Le indagini successive, pur non riuscendo a dimostrare la matrice dell'attentato, hanno però dato agli inquirenti numerose informazioni relative all'organizzazione gerarchica e all'attività dell'associazione.

Un sodalizio che, pur avendo sede operativa ad Andria, aveva collegamenti anche con il clan Capriati di Bari e con altre realtà criminali dei comuni limitrofi e delle province di Brindisi e Taranto. Nei confronti dell'associazione, la Dda ha infatti riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso sia nel continuo ricorso ad atti intimidatori, sia nell'utilizzo dei proventi del traffico di stupefacenti per agevolare la sopravvivenza del sodalizio e dei suoi membri in carcere. In particolare, alcuni indagati - intercettati - parlavano di Andria come di «paese nostro», ed erano soliti risolvere le controversie sulle piazze di spaccio ricorrendo alle armi: «I membri del clan - ha detto la sostituta procuratrice Daniela Chimenti - usavano abitualmente la violenza per chiudere le questioni sulla gestione dello spaccio ad Andria. In un caso, dopo un litigio tra alcuni di loro e altri esterni all'associazione, i primi non esitarono ad armarsi per ristabilire il loro predominio territoriale sulla città».

Il ruolo delle donne

Nell'inchiesta della Dda è emerso il ruolo decisivo di tre donne, di cui due (di 37 e 40 anni) mogli dei capiclan Michele e Francesco Pistillo, in carcere dal 2000. Le due, di fatto, gestivano l'associazione consentendo ai due capi di continuare a controllarla dal carcere, ed erano in grado non solo di dare ai sodali le direttive dei boss, ma anche di gestire le risorse finanziarie del clan, organizzando autonomamente le 'spartenzè delle piazze di spaccio e del denaro. La terza donna arrestata, di 39 anni, non era moglie di un capo ma era pienamente coinvolta nel traffico degli stupefacenti. «Va abbandonata l'idea romantica del ruolo di freno che le donne avrebbero rispetto all'attività degli uomini - ha detto il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Dda di Bari -. Anzi, da tempo assistiamo a una crescita dell'importanza del loro ruolo nelle organizzazioni malavitose del territorio. Oggi, in molti casi, le donne sono quantomeno luogotenenti di mariti o compagni detenuti, e gestiscono per conto loro il traffico degli stupefacenti». «In passato - ha aggiunto Giannella - ci sono state storiche collaboratrici di giustizia che hanno rotto gli schemi dei clan e aiutato in maniera decisiva le indagini. Adesso, però, non è più scontato che sia così».

© RIPRODUZIONE RISERVATA