Emiliano: «Xylella ferma da quattro anni». Ma il batterio avanza ancora e raggiunge anche il Barese: cinque ulivi abbattuti in Valle d'Itria

Emiliano: «Xylella ferma da quattro anni». Ma il batterio avanza ancora e raggiunge anche il Barese: cinque ulivi abbattuti in Valle d'Itria
di Oronzo MARTUCCI
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Sabato 6 Giugno 2020, 20:58 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:06
Lo scontro tra Michele Emiliano, presidente uscente e pronto a ricandidarsi, e Raffaele Fitto, il candidato più accreditato del centrodestra per tentare di sottrarre la Puglia al centrosinistra, ha trovato come ultimo campo di gioco la xylella e la gestione delle politiche agricole, con il presidente Emiliano che tra le altre gestisce anche la relativa delega.

Il governatore, nel corso di una diretta Facebook, ha detto che «noi stiamo ripiantando milioni di alberi di ulivo morti per la xylella, siamo riusciti a fermare il batterio e da quattro anni la xylella è ferma in Puglia. Caso vuole che io sono presidente da 4 anni». La reazione di Fitto è stata immediata: «Si tratta di una dichiarazione che offende migliaia e migliaia di coltivatori, aziende agricole, frantoiani, vivaisti, operatori turistici, cittadini di un territorio che assistono, da anni, a questo scempio».

È vero che negli ultimi anni il batterio della xylella non si è mosso, trasportato dalla sputacchina, con la stessa velocità dei primi anni, ma dire che sia fermo è una esagerazione. Dopo l'individuazione di alcune piante nella zona di Gallipoli, nel 2013, il batterio si propagò con la velocità di circa 30 chilometri all'anno, proprio perché le operazioni di contenimento, comprese le eradicazioni degli alberi infetti, venivano contrastate da santoni del territorio che trovarono il sostegno di parte delle istituzioni. Nel dicembre 2015 il commissario straordinario per l'emergenza nominato dal governo nazionale, Giuseppe Silletti, si dimise a seguito di una inchiesta avviata dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce che indagò lo stesso commissario insieme a 9 funzionari regionali e ricercatori. La magistratura salentina emise anche un decreto di sequestro degli alberi infestati dalla xylella, vietandone l'abbattimento. In quel periodo Emiliano era effettivamente schierato con il fronte di chi sosteneva il no all'eradicazione degli ulivi e definì «una liberazione», il sequestro degli alberi disposto dalla procura.

Fitto ha ricordato che «il batterio ha colpito complessivamente oltre 18 milioni di ulivi, provocato danni per 1,6 miliardi» e che «quando Emiliano si è insediato gli ulivi compiti da xylella erano solo in alcune zone della provincia di Lecce, ma non attuando le misure di contenimento imposte dalla Comunità europea - così come non adottando il Piano di Monitoraggio degli ulivi leccesi ed andando dietro alle polemiche quotidiane - ha provocato il disseccamento di tutto il patrimonio olivicolo in provincia di Lecce, consentendo così che il batterio arrivasse a Brindisi, a Taranto e oggi anche a Bari». Dello stesso tenore le parole di Nino Marmo, capogruppo consiliare Forza Italia: «È evidente che Emiliano sia sull'orlo di una crisi di nervi, inventando questioni al limite del possibile. Un'affermazione che avrà fatto saltare sulla sedia i nostri agricoltori, che racconterebbero tutta un'altra storia».

Le ultime piante contagiate dal batterio della xylella sono state individuate la settimana scorsa in territorio di Locorotondo, al confine con Cisternino. Allo stato sono in corso controlli da parte dell'Arif, l'agenzia alla quale la Regione ha affidato il compito di gestire il piano di monitoraggio 2020 (che andrà avanti sino a ottobre), sugli ulivi collocati nello spazio di un chilometro a ridosso della fascia di confine tra la zona di contenimento e la zona cuscinetto. Lo sfondamento in direzione Bari provocherebbe danni ancora più consistenti di quelli verificatisi sinora nel Salento, che Coldiretti a quantificato in 1,6 miliardi di euro circa. Proprio ieri sono stati abbattuti i cinque ulivi di Locorotondo: «L'Arif c'è non solo per abbattere precisa il commissario straordinario Gennaro Ranieri l'Arif ci deve essere perché la Comunità europea impone che ciò avvenga immediatamente, non appena venga rilevato un albero infetto. Ma l'Arif c'è anche prima, perché bisogna adottare tutte le misure di prevenzione. Fondamentali sono anche le buone pratiche che i proprietari terrieri devono osservare».

Fitto inoltre ha aggiunto che Emiliano da assessore all'agricoltura ha incassato da parte del Tar «l'annullamento della graduatoria della misura 4.1.a, la più importante del Psr e della circolare dell'Autorità di Gestione che cambiava inopinatamente e in corsa i criteri per la partecipazione ai bandi. Ora vi anche il bollettino dell'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) la quale ci informa che al 31 maggio scorso la Puglia è sempre la peggiore in Italia per avanzamento della spesa (quota nazionale e quota europea Feasr) pari al 31,75% notevolmente inferiore sia alla media nazionale al 47 per cento che a quella delle Regioni meridionali al 41,43%». In questa situazione, ha concluso Fitto, «al 31 dicembre sono a rischio disimpegno (vale a dire restituzione) circa 319 milioni di quota pubblica e circa 193 milioni di quota europea. Aiuti che vengono persi per colpa di una gestione delle politiche agricole che non ha mai conosciuto un simile disastro». Sull'ultima bocciatura del Tar è intervenuto anche Cristian Casili, consigliere regionale M5s: «Si delinea un paradosso storico, a causa dei grandi errori di questo governo regionale. In pratica, la misura 4.1.A viene chiarita e ridisegnata dallo stesso tribunale che, di fatto, si sostituisce all'organo politico e definisce una nuova graduatoria al fine di tutelare le ditte partecipanti».

 
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